Papa Zosimo
Papa Zosimo

Papa Zosimo rimane un papato di transizione, destinato però a incarnare un modello di intelligenza diplomatica fondata sulla fermezza dottrinale. Nelle sue radici calabresi e nel contesto storico del VII secolo, emerge una figura che ha saputo conciliare sensibilità locale e visione universale, meritevole di essere ricordata.

Un calabrese sul soglio pontificio

Zosimo, divenuto Papa nel 681, nacque probabilmente in Calabria, probabilmente nel territorio di Mesoraca o dei dintorni. In un’epoca in cui i confini culturali tra l’Italia e l’Impero bizantino erano ancora vivi, la sua origine calabrese lo rende un passaggio significativo tra tradizioni diverse e un ponte di dialogo tra Oriente e Occidente.

Un pontefice riformatore

Il suo pontificato, seppur breve, fu segnato da scelte coraggiose: denunciò il monotelismo – dottrina controversa che limitava la volontà di Cristo – opponendosi all’imperatore Costantino IV e riaffermando la piena fede cristologica cattolica. Fu autore di importanti lettere conciliari, attraverso le quali cercò di riportare la Chiesa occidentale sulla retta via dottrinale, nel solco dei grandi concili.

Confronto e diplomazia con l’Impero

Zosimo cercò di mantenere un rapporto costruttivo con Bisanzio, agendo con cautela ma fermezza nel contesto della diplomazia religiosa. La sua corrispondenza con Costantino IV, equilibrata ma risoluta, ebbe un peso cruciale nel condannare l’eresia e riaffermare l’indipendenza della sede di Roma nelle questioni teologiche.

Un’eredità silenziata

Malgrado la qualità del suo operato, Zosimo è spesso trascurato nella storia dei papi. Il suo pontificato relativamente breve (solo un paio d’anni) e l’oblio secolare ne avevano oscurato la memoria, ma oggi la sua figura viene riaffiorando come emblema dell’impegno teologico e dell’identità calabrese nella Chiesa primitiva.