Il greco che si parla ancora in Calabria: la lingua antica che sfida il tempo
Nell’Aspromonte sopravvive il grecanico, eredità viva della Magna Grecia

Nell’estremo lembo meridionale della Calabria, tra le montagne dell’Aspromonte e la costa ionica, sopravvive un patrimonio linguistico unico in Europa, ovvero, il greco di Calabria, o grecanico. Si tratta di una lingua direttamente imparentata con il greco antico, portata in Italia meridionale dai coloni ellenici durante l’epoca della Magna Grecia, tra l’VIII e il V secolo a.C. Mentre gran parte del sud ha perso nel tempo i legami con quell’eredità linguistica, alcune comunità calabresi sono riuscite a conservarla, adattandola nei secoli ma mantenendone intatta l’identità.
Questa lingua non è un dialetto greco moderno né un semplice idioma popolare, ma una forma evoluta del greco bizantino e classico, che ha attraversato i secoli grazie alla trasmissione orale. È ancora parlata, seppur da una minoranza ridotta, in alcuni borghi della cosiddetta “area grecanica” della provincia di Reggio Calabria, come Bova, Gallicianò, Roghudi e Condofuri.
Una lingua che resiste al tempo
Il greco calabrese ha conosciuto momenti di declino, soprattutto nel secondo dopoguerra, quando la forte emigrazione interna ed esterna ha svuotato molti piccoli centri dell’Aspromonte. Tuttavia, grazie all’impegno di linguisti, attivisti e istituzioni, la lingua è oggi oggetto di un rinnovato interesse. Nonostante il numero esiguo di parlanti si stima qualche centinaio di persone, perlopiù anziane, il grecanico viene oggi studiato e insegnato nelle scuole di alcune località, anche attraverso progetti sperimentali di bilinguismo.
Associazioni culturali e movimenti locali, come l'Associazione Jalò tu Vua, si impegnano da anni nella diffusione della lingua attraverso corsi, spettacoli teatrali, concerti e pubblicazioni. Le scuole dell’area grecanica propongono laboratori di lingua e cultura greca calabrese, anche con il supporto di fondi regionali e statali. Il Comune di Bova, considerato il “cuore” della grecità calabrese, è sede di eventi e convegni che richiamano studiosi da tutta Europa.
Riconoscimenti istituzionali e tutela culturale
Il greco di Calabria è stato riconosciuto ufficialmente come lingua minoritaria storica, protetta dalla Legge 482/1999, che tutela le lingue e le culture storiche di minoranza presenti sul territorio italiano. Questo riconoscimento ha permesso l’attivazione di finanziamenti pubblici per progetti di recupero e valorizzazione. La Regione Calabria, da parte sua, ha inserito il grecanico nei programmi di promozione culturale e identitaria, sostenendo festival come Paleariza, rassegna estiva itinerante che anima i borghi grecanici con musica, poesia e teatro in lingua.
Anche l’UNESCO ha mostrato interesse verso il greco calabrese, segnalando la sua condizione a rischio e incoraggiando iniziative che ne favoriscano la trasmissione intergenerazionale. Il rischio concreto, infatti, è che la lingua possa scomparire nel giro di pochi decenni se non si riuscirà a coinvolgere le nuove generazioni.
Non solo parole: musica, poesia e identità
Il greco di Calabria non è solo materia di studio ma è anche espressione artistica e simbolo di una resistenza culturale. Poeti e musicisti locali hanno riscoperto l’uso del grecanico nelle loro opere. Canti popolari, filastrocche, proverbi e testi poetici tornano ad animare le piazze e le scuole, riaccendendo l’orgoglio di un’identità linguistica che sembrava destinata al silenzio.
Anche alcuni giovani stanno abbracciando questa eredità, imparando la lingua dai nonni e traducendo testi in grecanico per il web e i social. Si moltiplicano le iniziative digitali, come podcast e video didattici, che rendono accessibile la lingua anche a chi non vive nei territori d’origine.
Un patrimonio vivo, non un ricordo
Il greco di Calabria è la voce viva di una storia che attraversa millenni, un filo che lega la Calabria odierna alla sua anima ellenica, fatta di contaminazioni, migrazioni e resistenza culturale. La sua sopravvivenza dipende dalla capacità di fare rete tra istituzioni, comunità locali e mondo della scuola, ma anche dalla volontà collettiva di riconoscerlo come parte integrante della ricchezza culturale italiana.
Nel cuore dell’Aspromonte, tra uliveti, pietre e silenzi carichi di memoria, il grecanico continua a parlare, e se oggi non è più la lingua della quotidianità, è senza dubbio ancora una lingua dell’anima.