Cosenza, dimissioni ospedaliere troppo affrettate: cresce l’allarme tra i pazienti
Negli ospedali della provincia, dall’Annunziata in poi, interventi delicati seguiti da dimissioni anticipate espongono i pazienti a infezioni gravi e lunghe degenze

Negli ospedali della provincia di Cosenza, a partire dal principale nosocomio dell’Annunziata, si sta verificando un fenomeno che allarma, ovvero quello dei pazienti sottoposti a interventi delicati vengono dimessi con troppa fretta, esponendosi a complicazioni potenzialmente letali. Il problema, segnalato da numerosi cittadini alla nostra redazione, è strutturale: il sistema sanitario locale, alle prese con un numero drammaticamente ridotto di posti letto, è costretto a "liberare" spazio a scapito della sicurezza dei ricoverati. Le pressioni derivanti dall’intasamento dei Pronto Soccorso, dove l’attesa può durare ore o intere giornate, spingono a una rotazione accelerata dei pazienti, anche quando il quadro clinico consiglierebbe una degenza più lunga.
Il rischio invisibile: le infezioni post-operatorie
Le conseguenze di queste dimissioni premature possono essere gravi. Alcuni pazienti, ancora debilitati dall’intervento o da patologie complesse, vengono rimandati a casa o trasferiti in strutture intermedie senza un adeguato monitoraggio post-operatorio. Il rischio più frequente è quello delle infezioni, che – come confermato da numerosi casi raccolti – possono degenerare in forme batteriche resistenti, sepsi o altri quadri critici. "Mio padre è stato dimesso tre giorni dopo un’operazione all’addome", racconta un lettore, “sembrava tutto a posto, ma pochi giorni dopo ha sviluppato un’infezione che lo ha costretto a rientrare d’urgenza in ospedale per un embolia polmonre”. È rimasto ricoverato altri 5 mesi, tra antibiotici e complicazioni, in 7 reparti diversi". Una testimonianza tra tante, che evidenzia come un problema organizzativo possa tradursi in sofferenza evitabile.
Un’emergenza ignorata
Le segnalazioni ricevute sono numerose e in costante aumento. I familiari dei pazienti raccontano di aver lottato per ottenere una proroga della degenza, spesso senza successo, e di essersi sentiti abbandonati una volta varcata la soglia dell’ospedale. "Non è solo una questione medica – afferma un altro cittadino – è una questione di dignità e di diritto alla cura. Se si esce dall’ospedale per poi doverci rientrare in condizioni peggiori, qualcosa nel sistema non sta funzionando". La sensazione diffusa è quella di un'emergenza silenziosa, di cui si parla troppo poco, ma che tocca la vita quotidiana di tante famiglie. Serve un intervento deciso delle autorità sanitarie regionali per rafforzare il numero di posti letto, migliorare i percorsi di dimissione protetta e assicurare che ogni paziente lasci l’ospedale solo quando davvero pronto. Perché tra un letto disponibile e una vita salvata, la priorità dovrebbe essere chiara.