Sanità Calabria, l’Asp di Cosenza paga 39 milioni in transazioni: i debiti milionari che pesano sulla salute dei cittadini
Un pagamento straordinario che riporta al centro la fragilità gestionale del sistema sanitario regionale

Ci sono cifre che parlano più di qualsiasi dichiarazione. Trentanove milioni di euro: tanto ha corrisposto l’Asp di Cosenza a un cessionario di crediti (Bff) per chiudere un contenzioso che andava avanti da tempo. Una transazione che trova fondamento nella risposta ufficiale del Consiglio regionale della Calabria – Settore 6 Dipartimento Salute – all’interrogazione n. 300/2024, e che rivela ancora una volta come il nodo vero della sanità calabrese non sia solo la carenza di medici o le lunghe liste d’attesa, ma anche – e soprattutto – il peso soffocante dei debiti accumulati negli anni.
I numeri dell’operazione: un debito ridotto, ma pur sempre enorme
Il cessionario vantava nei confronti dell’ASP cosentina un credito di quasi 55 milioni di euro. Dopo mesi di lavoro di verifica, “pulizia” delle partite contabili e ridefinizione delle somme effettivamente dovute, l’importo si è ridotto a 39 milioni di euro, con un abbattimento di oltre 22 milioni tra interessi e spese accessorie.
Formalmente un risultato positivo: lo Stato risparmia, la Regione tira un sospiro di sollievo, l’Asp paga “meno del previsto”. Ma, sostanzialmente, resta una ferita aperta. Perché 39 milioni non sono stati spesi per assumere medici, ristrutturare pronto soccorso, acquistare macchinari di ultima generazione: sono stati bruciati per chiudere contenziosi accumulati per anni di cattiva gestione.
Le criticità emerse dai documenti
La risposta consiliare mette in evidenza passaggi che non possono passare inosservati: Documentazione incompleta: gli uffici segnalano che l’Asp non ha fornito tutti gli atti necessari per una verifica piena delle fatture. Disallineamenti contabili: non sempre le cifre riportate in bilancio coincidevano con quelle richieste dal cessionario. Verifiche tardive: solo in sede di transazione si sono scorporati importi già pagati o non più dovuti.
Si tratta di osservazioni tecniche, non opinioni giornalistiche. Sono le carte ufficiali a parlare di una gestione contabile opaca e lacunosa, che ha costretto a trattare su milioni di euro senza avere un quadro perfettamente chiaro.
Un caso isolato? No: anche a Reggio Calabria milioni in transazione
La vicenda di Cosenza non è unica. Pochi mesi fa, atti consiliari riportavano una situazione analoga all’ASP di Reggio Calabria, dove la transazione con il cessionario BFF è costata quasi 38 milioni di euro.
Due aziende sanitarie su due, con due operazioni gemelle, nello stesso arco di tempo. Non si può più parlare di eccezione: siamo di fronte a un meccanismo sistemico che fotografa le difficoltà croniche della sanità calabrese di tenere in ordine i propri conti.
Debiti e sanità: un binomio che penalizza i cittadini
Il dato più inquietante non è solo l’ammontare della cifra, ma la sua destinazione. In Calabria mancano medici di pronto soccorso, i pazienti attendono mesi per una visita, i reparti spesso lavorano al limite. Eppure, decine di milioni vengono drenati per pagare debiti pregressi. In termini concreti: Con 39 milioni si sarebbero potuti finanziare almeno 1.000 contratti di specializzazione triennale per giovani medici. Oppure acquistare decine di Tac e risonanze magnetiche da distribuire nei presidi territoriali. O ancora ristrutturare e mettere a norma interi reparti ospedalieri.
Invece, quelle risorse sono finite nelle casse di un intermediario finanziario, non per volontà ma per obbligo.
Il paradosso della “sanità che paga se stessa”
C’è un paradosso che salta agli occhi: il sistema sanitario calabrese, già commissariato da anni, continua a pagare cifre esorbitanti non per servizi sanitari, ma per interessi sul proprio debito. È un po’ come se una famiglia, invece di comprare cibo o vestiti, dovesse destinare quasi tutto lo stipendio agli interessi del mutuo.
Un paradosso che diventa dramma quando i cittadini, al pronto soccorso, non trovano medici sufficienti, o quando devono migrare fuori regione per un intervento chirurgico.
Le conseguenze sul lungo periodo
Il problema non si esaurisce con il pagamento di oggi. Questi milioni vanno a incidere sui bilanci futuri: meno risorse disponibili significa meno investimenti. E non si tratta solo di un fatto contabile. È un circolo vizioso: I debiti accumulati bloccano la possibilità di programmare. La mancanza di programmazione genera ulteriori disservizi. I disservizi si trasformano in nuove spese emergenziali, spesso più costose. È un meccanismo che rischia di mantenere la sanità calabrese in una condizione di eterna precarietà.
La questione politica
Il tema delle transazioni non può essere separato dalla politica sanitaria. Ogni governo regionale, negli ultimi vent’anni, ha promesso “risanamento dei conti”. Eppure, le cifre raccontano altro: i debiti continuano a emergere e i pagamenti straordinari non si fermano.
Gli stessi commissari governativi inviati a “fare pulizia” hanno spesso denunciato la difficoltà di ricostruire i bilanci delle ASP, con partite aperte da decenni, fatture non registrate correttamente e contenziosi infiniti. La domanda, a questo punto, è inevitabile: chi pagherà la prossima volta?
I cittadini come vittime collaterali
Dietro i numeri, ci sono le persone. Ogni euro pagato per interessi e spese accessorie è un euro sottratto a cure e servizi. I cittadini calabresi, già costretti a spostarsi in altre regioni per le cure, finiscono per essere le vittime collaterali di una macchina che sembra non riuscire a correggersi.
La riflessione finale
Che i 39 milioni siano “meno del previsto” non deve trarre in inganno. Non è un successo, ma l’ennesima conferma di un sistema che continua a inseguire i propri errori anziché programmare il futuro.
La sanità non dovrebbe vivere di transazioni, ma di investimenti. Non dovrebbe inseguire i debiti, ma i bisogni dei pazienti. Finché la Calabria sarà costretta a usare le proprie risorse per pagare conti vecchi, anziché costruire ospedali nuovi, la speranza di un sistema sanitario efficiente resterà solo sulla carta.