Antonino Scirtò
Antonino Scirtò

Antonino Scirtò, ferroviere di 41 anni, stava percorrendo la strada che collega Reggio Calabria alla frazione Vito quando, imboccata una curva nei pressi della periferia collinare, fu travolto da una raffica di colpi esplosi da un commando armato. Il vero obiettivo era un altro uomo che lo precedeva di pochi metri in auto; Scirtò venne colpito per errore e morì praticamente sul colpo. Nell’attentato fu gravemente ferito anche un ragazzo di tredici anni che si trovava casualmente sul posto.

Una vittima “di passaggio”, una tragedia dimenticata

Il delitto di Scirtò non rappresentava un attacco a lui in quanto persona, bensì un effetto collaterale della violenza associata alla ’ndrangheta. Il suo unico “reato” era quello di trovarsi nel luogo sbagliato al momento sbagliato. Questa condizione lo inserisce nella dolorosa categoria delle “vittime innocenti”: individui estranei ai conflitti criminali che però pagano con la vita l’innocente circostanza di essere presenti in un agguato programmato.

Le indagini e lo scacco alla giustizia

Nonostante l’evento risalga a decenni fa, l’omicidio di Scirtò non ha ancora visto una conclusione pienamente soddisfacente dal punto di vista giudiziario. Le indagini hanno ricondotto l’agguato a conflitti interni alla criminalità organizzata della zona, ma l’esatta individuazione dei mandanti e dei compiuti esecutori rimane parziale. Il suo nome è oggi inserito nelle liste delle vittime della mafia, affinché la memoria contribuisca a tenere vive la verità e la giustizia.

Il valore della memoria e la testimonianza civile

Ricordare Antonino Scirtò significa soprattutto riaffermare un principio: la violenza mafiosa non colpisce solo figure legate all’organizzazione, ma spesso travolge vittime inermi, che si trovano a subire il caos e la brutalità del crimine organizzato. Il suo sacrificio diventa segno e monito per la comunità calabrese e per l’intero Paese, che deve continuare a porre l’attenzione sulla protezione dei diritti, sulla prevenzione della violenza e sul sostegno a chi vive territori ad alto rischio mafioso.

Un invito a non dimenticare

Il 17 gennaio 1987 rappresenta per la Calabria una ferita che richiede ancora risposta. L’omicidio di Antonino Scirtò è un richiamo alla sobrietà del ricordo, alla necessità che ogni vita abbia un valore e che la verità venga cercata fino in fondo. È solo attraverso la memoria attiva e il riconoscimento delle vittime innocenti che si costruisce un terreno stabile per la legalità, per la comunità e per il futuro.