Milone: “È stato semplice trovare il coraggio di denunciare”
L’arbitro calabrese racconta la sua scelta di segnalare il collega coinvolto nell’operazione “Penalty” e ribadisce l’importanza di rispettare le regole e la legalità nel mondo dello sport
Con queste parole Stefano Milone, arbitro calabrese, ha raccontato la sua scelta di denunciare il collega Luigi Catanoso della sezione AIA di Reggio Calabria, finito agli arresti nell’ambito dell’operazione “Penalty” sulle presunte combine nelle gare del campionato Primavera. Un gesto di grande fermezza, che ha riportato al centro del dibattito il valore dell’etica sportiva e della responsabilità individuale.
“Noi arbitri entriamo in campo con la pancia, ma ragioniamo con la testa”
Milone ha spiegato che la sua decisione è nata da un profondo senso di rispetto per le regole e per la credibilità della categoria. “Abbiamo tutti gli strumenti per essere uomini che rispettano le regole – ha dichiarato –. Ero contento già quando ho denunciato, lo sono anche ora che ha vinto la legalità”. Parole che riflettono la volontà di difendere la trasparenza e l’onore del ruolo arbitrale.
“Mi sono sentito tutelato”
Alla domanda se gli arbitri ricevano sufficienti garanzie in casi simili, Milone ha risposto con serenità: “Io in questo caso mi sono sentito tutelato”. Una testimonianza che, oltre a chiudere il cerchio della vicenda, lancia un messaggio forte al mondo dello sport: la legalità non è solo un principio astratto, ma una scelta concreta che richiede coraggio, fiducia e senso civico.