Nonostante miglioramenti nello screening e nei servizi territoriali in Italia, la Calabria continua a registrare ritardi significativi nel settore dell’emergenza sanitaria. Secondo l’ultimo rapporto di Agenas, in diverse Aziende sanitarie locali calabresi l’attesa per l’arrivo di un’ambulanza supera i 30 minuti, quasi il doppio rispetto ai 18 minuti indicati come standard. La situazione peggiore si registra nella Asl di Vibo Valentia, con una media di 35 minuti, mentre altre Asl calabresi si attestano intorno ai 30 minuti. Questo pone la regione tra le più in difficoltà del Paese, evidenziando come la dimensione ridotta di alcune Asl influisca negativamente sull’efficienza dei servizi di emergenza.

Accesso ospedaliero e criticità nei pronto soccorso


Anche l’accesso ai Pronto soccorso in Calabria mostra evidenti criticità. La percentuale di pazienti che rimangono oltre otto ore in attesa supera di gran lunga gli standard nazionali in alcune strutture, con un impatto particolare sugli anziani e sui pazienti più fragili. Le Asl calabresi mostrano performance altalenanti anche nello screening preventivo e nell’assistenza domiciliare integrata, con dati inferiori rispetto a regioni più virtuose. Per esempio, gli screening per la mammella e la cervice presentano percentuali di copertura tra le più basse del Paese, con Asl di Catanzaro e Cosenza tra quelle che necessitano di maggiore attenzione.

Interventi chirurgici e necessità di miglioramento strutturale


La Calabria evidenzia ritardi anche negli interventi chirurgici, con tempi superiori ai 180 giorni per protesi d’anca e performance al di sotto della media nazionale per gli interventi oncologici alla mammella e al colon. Nonostante alcune eccellenze locali come l’ospedale Dulbecco di Catanzaro, le criticità rimangono diffuse, sia per la gestione delle emergenze sia per l’accesso ai trattamenti programmati. L’analisi complessiva mostra che, sebbene la regione stia tentando di recuperare terreno attraverso potenziamento dei servizi e investimenti, resta fondamentale intervenire su infrastrutture, organici e organizzazione dei percorsi sanitari per garantire equità e tempi di risposta più rapidi.