Il drammatico sequestro di Franco Cribari: il primo rapimento di un bambino da parte della ’ndrangheta
Un evento scioccante avvenuto nel 1974 a San Giovanni in Fiore, simbolo dell’espansione mafiosa che colpì anche le più innocenti vittime

Negli anni Settanta la ’ndrangheta, per finanziare la sua espansione, mise in atto una serie di sequestri di persona, che colpirono sia imprenditori che bambini. Tra questi, il caso di Franco Cribari, un bambino di soli 10 anni rapito nel 1974 a San Giovanni in Fiore, rappresenta uno dei primi e più terribili episodi di questa tragica stagione criminale.
L’infanzia spezzata tra paure e incubi
Franco fu prelevato con la violenza da un ambiente ritenuto relativamente protetto. Il sequestro scandalizzò l’opinione pubblica, aprendo una nuova pagina nella strategia mafiosa: l’uso di ostaggi minorenni, che rendevano ancora più spietate le richieste di riscatto e colpivano direttamente le coscienze collettive.
Una prigionia in Aspromonte
Separato dalla sua famiglia e privato della libertà, il piccolo fu tenuto in una struttura nascosta tra i boschi dell’Aspromonte. Molti sequestri di quel periodo durarono per mesi, causando traumi profondi e indelebili, soprattutto tra le vittime più fragili: bambini e ragazzi che subivano violenze psicologiche oltre che fisiche.
L’eredità di una stagione di orrore
Il caso di Franco Cribari segna una linea tragica nella storia della ’ndrangheta: l’introduzione dei bambini come strumenti di ricatto rappresentò un punto di non ritorno nell’evoluzione della criminalità organizzata calabrese. Il rapimento dimostrò la capacità delle cosche non solo di operare nel Nord Italia, ma anche di penetrare dentro famiglie e comunità, imponendo una supremazia che si fondava sulla paura, il violento cinismo e l’assenza di scrupoli.