Mariangela Passiatore, mezzo secolo di mistero sul rapimento e la morte irrisolta
Il sequestro del 1977 in Calabria, un’intercettazione rivelatrice e il lento chiarimento di un cold case che ancora chiede giustizia

Nel corso dell’estate del 1977, Mariangela Passiatore, 44 anni, milanese e moglie dell’imprenditore Sergio Paoletti, stava trascorrendo le vacanze con la famiglia a Brancaleone, nella provincia di Reggio Calabria. Secondo le ricostruzioni, fu sequestrata la sera del 28 agosto durante una cena: cinque uomini armati irruppero nella casa e portarono via la donna, salvo poi abbandonarla in condizioni drammatiche. Il suo corpo non fu mai ritrovato.
Uno scambio violento, arresti e indagini iniziali
Il rapimento sfociò in una tragedia: Mariangela sarebbe stata uccisa poco dopo, massacrata a bastonate, in base a referti emersi solo molti anni dopo. Non furono pagati riscatto e, in assenza di certezze, le indagini iniziali non condussero a condanne definitive. Un anno dopo il rapimento, il marito offrì una taglia di 30 milioni di lire per informazioni utili, ma ricevette solo telefonate di sfruttatori.
La svolta delegata a un’intercettazione (2012)
Nel contesto dell’inchiesta “Millennium” coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, emerse una conversazione ambientale risalente al 2012. Michele Grillo, anziano membro della 'ndrangheta, si lasciò andare a confessioni mentre parlava con un altro pregiudicato: raccontò di un sequestro finito con la morte della vittima, colpita a bastonate perché “troppo nervosa”, mentre lui era fuori ad acquistare le medicine. Queste parole fecero riemergere il caso di Passiatore dopo decenni di silenzio.
Indagati e limiti della giustizia
Sulla base di quei dettagli, la Procura iscrisse nel registro degli indagati Michele Grillo (classe 1947) e Pasquale Barbaro (classe 1951), indicati come possibili corresponsabili nel sequestro. Tuttavia, il gip sottolineò che gli elementi a carico di Barbaro non erano sufficientemente solidi, mentre quelli contro Grillo risultavano più consistenti. Entrambi, ormai anziani, non sono stati posti in custodia cautelare.
Tra storia criminale e memoria pubblica
Il caso di Mariangela Passiatore è emblematico di un’epoca buia, quella della “stagione dei sequestri” della ’ndrangheta dagli anni ’60 agli ’80, usati non solo per ricatti ma anche per cementare rapporti di potere e ottenere favori. Oggi, la sua figura è inserita nell’elenco delle vittime innocenti delle mafie, e il suo nome continua a evocare un forte bisogno di verità e giustizia, anche a quasi mezzo secolo di distanza.