Il Ponte sullo Stretto: un progetto tra sogni e dubbi tecnici.
Il Ponte sullo Stretto, simbolo di progresso per alcuni e di rischio per altri, continua a dividere: politici entusiasti e tecnici preoccupati si confrontano su un progetto carico di dubbi e polemiche.

ROMA – “Il Ponte sullo Stretto è il pallino del ministro Matteo Salvini”. Così si apre l’inchiesta "Il ponte a tutti i costi”di Danilo Procaccianti, in onda su Report domenica 19 gennaio alle 20.30 su Rai 3 e RaiPlay. Un tema che continua a far discutere tra sostenitori entusiasti e tecnici perplessi, portando al centro del dibattito l’annosa questione della fattibilità del progetto.
Verso l’approvazione, ma con quali garanzie?
Nei prossimi giorni, il Cipess (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile) dovrebbe approvare il progetto definitivo aggiornato del Ponte sullo Stretto. Ma una domanda sorge spontanea: la premier Giorgia Meloni sarà davvero disposta ad assumersi la responsabilità politica di un’opera così controversa?
Molti tecnici indipendenti continuano a sollevare dubbi. Tra questi, il presidente dell’Ingv (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), Carlo Doglioni, massimo esperto in materia sismica, ha messo in guardia sui rischi legati alla costruzione di un’infrastruttura in una delle aree sismiche più attive del Mediterraneo.
A questi si aggiungono altri esperti che, pur essendo meno critici, sollevano perplessità sull’effettiva sostenibilità ambientale e tecnica del progetto. Tuttavia, molti di loro fanno parte della commissione Via (Valutazione di Impatto Ambientale), la quale ha dato il via libera. Una commissione non immune da polemiche, considerando la vicinanza politica di alcuni membri ai partiti di maggioranza e perfino precedenti condanne per reati ambientali.
Ponte su Ponte no: tutti esperti, politici in primis
Per un’opera di questa portata, non mancano i “tecnici” improvvisati, con politici di ogni schieramento che si cimentano in improbabili analisi ingegneristiche. Salvini guida la carovana dei sostenitori, immaginando il Ponte come simbolo di progresso e unione. Ma dietro di lui si muovono una serie di professionisti del settore, veri o presunti, che spaziano dalla vulcanologia all’impatto ambientale, ciascuno con una propria idea su come (o se) realizzare l’opera.
Ironia della sorte, il progetto sembra essere diventato una sorta di “ponte ideale”, costruito più sulle opinioni che su fondamenta solide. Si discute di piloni, cavi e impatti, ma i dubbi sollevati da esperti qualificati rimangono sospesi come una nuvola sopra lo Stretto di Messina.
Una sfida alla natura o alla ragione?
Non si tratta solo di un’opera faraonica, ma di una vera sfida alla logica. Da un lato, c’è l’entusiasmo politico che spinge per un’opera dal forte impatto simbolico, e dall’altro c’è la scienza, che invita alla prudenza. La natura dello Stretto non perdona, con la sua intensa attività sismica e le peculiarità ambientali che rendono la zona unica, ma fragile.
Si può davvero pensare di costruire un ponte in un luogo così complesso, ignorando le voci di chi invita alla cautela? La politica sembra decisa a puntare tutto, ma il rischio è che il Ponte sullo Stretto rimanga, ancora una volta, un’eterna promessa, una grande opera che non vede mai la luce, ma continua a costare tempo e denaro. Fonte Agenzia Dire