Carlo Guccione
Carlo Guccione

Carlo Guccione, dirigente nazionale del Partito Democratico, critica duramente il recente accordo siglato per contenere l’emigrazione sanitaria dal Sud verso il Nord. A suo giudizio, il provvedimento non affronta le cause profonde del fenomeno e rischia di rimanere un intervento puramente simbolico, privo di reali effetti sull’aumento e sul miglioramento dei servizi sanitari nelle regioni che oggi generano i maggiori flussi migratori di pazienti. Senza un potenziamento concreto dell’offerta locale, osserva Guccione, ogni tentativo di arrestare la mobilità sanitaria è destinato a fallire.

Il costo crescente della fuga dei pazienti

Secondo l’esponente dem, la migrazione sanitaria costa ogni anno al Mezzogiorno circa cinque miliardi di euro, una spesa che grava pesantemente sui bilanci regionali. La Calabria, nel 2024, ha versato 328 milioni di euro per cure erogate altrove, con una tendenza in aumento nel 2025. Guccione ricorda inoltre come in passato siano emerse gravi criticità nei controlli: dall’assenza di verifiche accurate sui ricoveri fino al pagamento di prestazioni per pazienti non residenti. L’imposizione di tetti alle prestazioni, come previsto dall’accordo con l’Emilia Romagna, rischia poi di ampliare la quota di cittadini che rinunciano alle cure, già oggi pari al 10%, la più alta d’Italia.

La richiesta di una riforma nazionale

Per Guccione, il nodo centrale è la disparità qualitativa dei servizi sanitari tra regioni, che spinge migliaia di calabresi a curarsi in territori che garantiscono standard più elevati. Solo una revisione complessiva del sistema, con un ruolo più forte dello Stato centrale e un controllo rigoroso sulla qualità delle prestazioni acquistate fuori regione, può invertire la rotta. Il Pd calabrese, conclude, deve impegnarsi affinché l’intesa triennale sulla mobilità sanitaria non diventi un mero esercizio contabile, ma un’opportunità per difendere realmente il diritto alla salute dei cittadini.