Maria Oliverio detta Ciccilla
Maria Oliverio detta Ciccilla

Maria Oliverio, soprannominata “Ciccilla”, nacque il 30 agosto 1841 a Casole Bruzio, in provincia di Cosenza. Poco più che adolescente, fu data in sposa a Pietro Monaco, figura nota nel brigantaggio postunitario. Nel marzo del 1862, Maria fu arrestata insieme alla sorella Teresa, probabilmente per spingere il marito a una resa oppure come leva per azioni contro altri briganti.

L’omicidio della sorella e la scelta della latitanza

Uscita dopo due mesi di detenzione, Maria scoprì che Pietro aveva una relazione con la sorella Teresa. In preda alla gelosia e alla furia, la uccise con 48 colpi d’ascia. Fu l’inizio di una carriera violenta nella banda del marito: rapine, sequestri e omicidi le valsero ben 32 accuse nel processo che si svolse a Catanzaro nel 1864.

Brigantessa e capo di banda

A differenza di molte brigantesse, Maria non fu solo una complice ma guida armata della banda. Le cronache parlano di imboscate e atti di violenza anche sangue‑fredda, tra cui il clamoroso sequestro del vescovo di Tropea e di nobili di Acri nel 1863, con la banda guidata da Pietro e affiancata da Maria.

Cattura e condanna a morte poi commutata

Catturata nel febbraio 1864 in una grotta vicino a Caccuri dopo uno scontro a fuoco, fu processata dal Tribunale di Guerra di Catanzaro, condannata a morte – unica brigantessa italiana a ricevere tale pena – poi commutata dal re in ergastolo per lavori forzati. Secondo alcune fonti, morì in carcere circa 15 anni dopo, senza certezze sul luogo e la data precisi.

Un mito violento e simbolico

Maria Oliverio è ricordata come una figura ambivalente: da un lato, simbolo di ribellione all’invasione piemontese e alle ingiustizie sociali; dall’altro, protagonista di atti spietati, violenti e machisti, in un contesto dove la violenza era strumento per il potere. La sua immagine sopravvive nei libri, nelle ricerche storiche e più di recente anche in una fiction Rai/Netflix, dove il suo personaggio compartecipa all’eterogeneo universo delle brigantesse postunitarie.

La brigantessa resa viva dalla storia

Maria “Ciccilla” Oliverio rappresenta una pagina controversa della storia calabrese post-unificazione. La sua figura sfida stereotipi e ruoli di genere: donna, violenta, legata al brigantaggio, ma anche protagonista autonoma e decisa. Ricostruirne la vicenda con documenti, processi e ricerche aiuta a comprendere una Calabria segnata dal conflitto, dalla miseria e dalla resistenza.