Scioperano i medici di famiglia
Scioperano i medici di famiglia

La medicina territoriale è al centro di una profonda crisi strutturale e organizzativa. È questo il messaggio che il Sindacato nazionale autonomo medici italiani (Snami) intende lanciare attraverso lo sciopero nazionale dei medici di medicina generale, indetto per la giornata di mercoledì 5 novembre.

Nella nota diffusa alle istituzioni, il sindacato individua le ragioni della mobilitazione: svalutazione del ruolo dei medici di base, mancata tutela della genitorialità e delle esigenze familiari, assenza di una programmazione formativa adeguata e crescita esponenziale delle barriere burocratiche che ostacolano il lavoro quotidiano.

Astensione in tutti i settori della medicina generale

Lo sciopero riguarderà tutte le aree della medicina generale: assistenza primaria a ciclo di scelta, attività oraria, emergenza sanitaria territoriale, medicina dei servizi territoriali e assistenza negli istituti penitenziari. L’astensione seguirà orari differenziati a seconda del settore, coprendo l’intera giornata lavorativa.

Nonostante la protesta, la categoria garantirà le prestazioni indispensabili, nel pieno rispetto della normativa vigente, assicurando così i servizi essenziali per i cittadini.

“Il ruolo unico è la fine della medicina territoriale”

Per Snami, la riforma del ruolo unico rappresenta un punto critico: «Equivale alla fine della medicina territoriale», si legge nella nota. Secondo il sindacato, il medico di famiglia sta diventando un semplice ingranaggio amministrativo, privo della centralità clinica che storicamente lo caratterizzava.

Questa progressiva trasformazione, denunciano i rappresentanti sindacali, rischia di allontanare la medicina generale dalla sua missione originaria: essere il primo presidio di ascolto, prevenzione e cura per i cittadini, radicato nei territori e vicino alle comunità.

Tutele per la genitorialità e formazione assente

Un altro tema centrale della mobilitazione riguarda la mancanza di strumenti adeguati per la conciliazione tra lavoro e famiglia. Snami chiede regole più giuste, congedi effettivi, sostituzioni garantite e strumenti di flessibilità che consentano ai medici di diventare genitori senza rinunciare alla propria vocazione professionale.

Il sindacato denuncia inoltre la totale assenza di una visione formativa e organizzativa per la medicina generale. Da anni, afferma Snami, manca una programmazione seria che investa sulle nuove generazioni, riconoscendo la medicina generale come specializzazione clinica di base del Servizio sanitario nazionale.

La burocrazia e la tecnologia come ostacolo

Nella nota si sottolinea anche l’impatto crescente delle barriere tecnologiche e burocratiche. La digitalizzazione, afferma Snami, dovrebbe essere uno strumento al servizio della cura e non un ostacolo. «Siamo ostaggio di disservizi informatici, codici, referti cartacei e pratiche burocratiche inutili che sottraggono tempo alla visita, all’ascolto e alla prevenzione».

Il sindacato propone una digitalizzazione intelligente e interoperabile, capace di semplificare il lavoro e restituire dignità alla professione medica, evitando che le complessità informatiche diventino un muro tra medico e paziente e alimentino la sfiducia dei cittadini.

Una mobilitazione per il futuro della sanità pubblica

Lo sciopero del 5 novembre rappresenta un segnale di allarme lanciato dai medici di base, in prima linea ogni giorno sul territorio. Le loro richieste mirano a ripristinare il ruolo centrale della medicina generale, a tutelare i professionisti e a garantire ai cittadini un servizio sanitario efficiente, umano e accessibile.

La protesta di Snami, in questo senso, va oltre la rivendicazione sindacale: è una chiamata alle istituzioni affinché affrontino con urgenza le criticità strutturali che rischiano di compromettere la tenuta del sistema sanitario nazionale.