Prezzi in salita ma inflazione stabile: cosa cambia in Calabria a luglio 2025
L’ISTAT conferma un’inflazione annua all’1,7%, ma aumentano alimentari e trasporti. In Calabria crescono le pressioni sul carrello della spesa e sui consumi quotidiani.

Nel mese di luglio 2025, secondo le stime preliminari ISTAT, l’inflazione resta stabile all’1,7% su base annua, ma il dato maschera dinamiche contrastanti che toccano da vicino anche i consumatori calabresi. Aumentano i prezzi degli alimentari, soprattutto quelli freschi e trasformati, che incidono fortemente sul bilancio delle famiglie. In crescita anche i servizi legati ai trasporti, con rincari che si fanno sentire soprattutto sulle tratte regionali e interprovinciali, proprio in coincidenza con il picco dei flussi estivi. Anche i prodotti ad alta frequenza d’acquisto mostrano un’accelerazione dei prezzi, rendendo più oneroso il quotidiano.
Energia e servizi: segnali misti tra cali e rallentamenti
Le buone notizie arrivano dal fronte energetico: i prezzi di gas e luce, soprattutto quelli non regolamentati, continuano a calare, alleggerendo in parte le bollette. Allo stesso tempo, rallenta la corsa dei prezzi nei settori legati a tempo libero e cura della persona, un segnale che potrebbe riflettersi positivamente sulle spese familiari in una regione dove le difficoltà economiche restano significative. Tuttavia, il gap tra il costo dei servizi e quello dei beni si allarga, con una pressione maggiore sul comparto dei servizi essenziali.
Il quadro calabrese: tra stagnazione e rincari diffusi
In Calabria, dove il potere d’acquisto è mediamente più basso rispetto alla media nazionale, anche variazioni contenute dei prezzi possono avere impatti rilevanti. Il “carrello della spesa”, voce che sintetizza i consumi alimentari e domestici di base, registra un aumento del +3,4%, ben superiore alla media dell’inflazione generale. Questo significa che, pur in presenza di un tasso stabile, i cittadini calabresi continuano a fare i conti con un’inflazione percepita più elevata. Le famiglie, già provate da salari bassi e precarietà diffusa, devono affrontare rincari silenziosi ma costanti che incidono sulle abitudini di consumo quotidiano.