Francesco Don Ciccio Mancuso
Francesco Don Ciccio Mancuso

La cosca Mancuso, uno dei gruppi più influenti della ‘ndrangheta calabrese, affonda le sue radici in una vasta generazione definita come la “generazione degli 11”: undici fratelli e sorelle nati tra il 1927 e il 1954 dal capostipite Giuseppe Mancuso (classe 1902). Tra di loro spicca Francesco Mancuso (1929‑97), storico capo carismatico del clan, eletto sindaco di Limbadi pur essendo latitante. Questa generazione ha dato identità, leadership e ramificazioni sociali e criminali alla famiglia, costruendo le alleanze con altre cosche e definendo la base del loro potere locale.

La struttura clanica tra alleanze e affari

I membri della generazione costituivano il cuore operativo della cosca e furono artefici del consolidamento del potere su Limbadi, Nicotera e territori contigui, intrecciando alleanze strategiche con i Piromalli, Pesce, Bellocco e altri clan calabresi. L’attività criminale si estese rapidamente oltre la droga, includendo estorsioni, traffico internazionale di stupefacenti, usura e infiltrazioni negli appalti pubblici.

Il passaggio di testimone: una nuova classe dirigente

Dagli anni ’70 in poi, la dinastia ha passato le redini ad una nuova generazione, i nipoti degli “11”. Spiccano figure come Luigi Mancuso (il “Supremo”) e Pantaleone “Scarpuni” Mancuso, figli della generazione storica, chiamati a governare con autorità e strategia su aspetti criminali e relazioni interne al clan. Luigi si impose come negoziatore e artefice di pacificazioni, spesso preferendo la calma alla violenza e venendo considerato punto di equilibrio stabile.

Potere, struttura e influenze nazionali

Nel corso di decenni, il clan si è radicato anche al Nord Italia: Lombardia, Emilia, Piemonte, Toscana e Lazio sono tappe del suo dominio, grazie alle attività di narcotraffico e riciclaggio. L’inchiesta “Tirreno” (anni ’90/2000) e “Rinascita‑Scott” (2019) hanno confermato il ruolo centrale della famiglia Mancuso nel traffico internazionale di cocaina, nel controllo dei lavori portuali e nell’infiltrazione della pubblica amministrazione.

Un’eredità criminale e familiare che pesa sul territorio

La generazione degli 11, insieme ai suoi discendenti, ha costruito un modello di controllo territoriale, dove il potere mafioso si intreccia con dinamiche istituzionali, e dove il vincolo familiare garantiva solidità e continuità. Le indagini recenti mostrano come la ‘ndrangheta calabrese abbia trasformato quella famiglia in una struttura di comando rafforzata da sangue, alleanze strategiche e competenze criminali.