Quando l’estate inizia a tingere d’oro le campagne del Sud, tra le foglie larghe delle zucchine spuntano timidamente fiori arancioni e gialli, fragili e bellissimi. È il segnale che, in molte cucine calabresi, sta per compiersi un piccolo rito contadino: la preparazione delle frittelle di fiori di zucca e di zucchine, meglio conosciute localmente come pitticelle.

Una ricetta semplice, figlia della terra e del sole, tramandata da generazioni, che unisce povertà di ingredienti a ricchezza di gusto. Le pitticelle non sono solo uno sfizio da friggere, ma una vera espressione dell’identità culinaria calabrese.

La ricetta della memoria

Le protagoniste sono loro: i fiori freschi raccolti all’alba, quando sono ancora chiusi e intatti, e le zucchine giovani, tagliate a julienne o a rondelle sottilissime. Il tutto viene unito a una pastella fatta con farina, acqua (o, in alcune varianti, birra o latte), un pizzico di lievito e sale. Qualcuno aggiunge un uovo per dare più corpo, altri preferiscono la versione vegana, come da tradizione antica.

Ogni famiglia ha la sua variante. C’è chi aromatizza con la menta, chi con il basilico o con un po’ di cipolla rossa di Tropea tritata finemente. Una volta amalgamato il composto, si scalda l’olio – rigorosamente extravergine d’oliva – e si friggono cucchiaiate di impasto fino a ottenere delle frittelle dorate, croccanti fuori e morbide dentro.

 

Le pitticelle si consumano calde, appena scolate su carta assorbente, ma sono deliziose anche fredde, portate al mare in un contenitore di latta o messe nello zaino per una gita in montagna. In molte sagre estive dell'entroterra calabrese sono una presenza immancabile, fritte sul momento in grandi padelle di ferro, servite con un bicchiere di vino locale o una birra artigianale.

Nella cucina calabrese, il cibo è spesso veicolo di memoria. Le frittelle di fiori di zucca raccontano storie di nonne chine sulla spianatoia, di cortili assolati, di orti rigogliosi coltivati con pazienza e rispetto. Sono un simbolo di quella cucina contadina, fatta di pochi elementi ma di grande sapienza.

Tra tradizione e riscoperta

Oggi, le frittelle di fiori di zucchina stanno vivendo una piccola rinascita anche tra i giovani chef calabresi, che le propongono in chiave gourmet, magari accompagnate da salse leggere allo yogurt, formaggi freschi o riduzioni balsamiche. Ma la loro anima resta quella originaria: un modo per non sprecare nulla, per valorizzare ciò che l’orto offre e per celebrare l’estate con un piatto umile ma generoso.

Per gustare davvero le pitticelle come si deve, bisogna mangiarle con le mani, magari all’ombra di un pergolato, con il profumo del basilico nell’aria e le voci di famiglia intorno. Perché più che una ricetta, sono un’esperienza. E, come spesso accade in Calabria, la vera cucina è prima di tutto un gesto d’amore.

In alcune zone della costa jonica, i fiori vengono farciti con un pezzetto di caciocavallo prima di essere immersi nella pastella: un piccolo segreto per un cuore filante.