Secondo l’analisi della Fondazione Gimbe, soltanto tredici Regioni italiane hanno raggiunto nel 2023 gli standard minimi per l’erogazione dei Livelli essenziali di assistenza (Lea), le prestazioni che il Servizio sanitario nazionale deve garantire gratuitamente o con il pagamento del ticket. Il Veneto si conferma la Regione con la performance migliore, mentre il divario tra Nord e Sud continua ad ampliarsi. Puglia, Campania e Sardegna sono le uniche realtà meridionali a entrare nella lista delle Regioni “promosse”, mentre otto amministrazioni peggiorano rispetto all’anno precedente, tra cui Sicilia, Lazio e Basilicata.

Il dato calabrese: crescita senza promozione

Per la Calabria i numeri raccontano un’evoluzione significativa. Tra il 2022 e il 2023 la Regione ha fatto registrare un incremento di ben 41 punti, tra i più alti d’Italia. Un balzo che segna un cambio di passo importante rispetto al passato, ma non sufficiente a portare il sistema sanitario calabrese tra quelli considerati adempienti. Infatti la Calabria, insieme al Molise e alla Provincia autonoma di Bolzano, rimane inadempiente per il mancato raggiungimento della soglia minima in un’area di valutazione. Si tratta di un miglioramento che testimonia uno sforzo reale nella riorganizzazione dei servizi, ma al tempo stesso conferma quanto sia ancora lunga la strada verso un’assistenza sanitaria di qualità per tutti i cittadini.

Il peso delle differenze regionali

Il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, ha sottolineato che la tutela della salute in Italia dipende ancora in maniera decisiva dalla Regione di residenza. La frattura tra Nord e Sud non solo persiste, ma rischia di essere più profonda di quanto i numeri ufficiali lascino intendere. Secondo Gimbe, il sistema di indicatori con cui lo Stato misura i Lea è troppo limitato e basato su soglie di “promozione” troppo basse, che appiattiscono le reali differenze tra i territori. Per questo l’ente chiede un ampliamento del set di indicatori e una revisione radicale degli strumenti di Piani di rientro e commissariamenti, che hanno contribuito a riequilibrare i bilanci regionali senza incidere realmente sulla qualità dell’assistenza.

La sfida del Servizio sanitario nazionale

Un elemento che colpisce nel monitoraggio 2023 è anche la caduta di alcune Regioni tradizionalmente solide, come la Lombardia e il Lazio, che hanno perso tra i dieci e i quattordici punti, fino ai diciannove della Basilicata. Questo dimostra che la crisi del Servizio sanitario nazionale non è più confinata al Meridione, ma riguarda anche territori dotati di risorse e con una lunga reputazione di efficienza. In questo scenario la Calabria, pur ancora distante dalla piena adempienza, rappresenta un caso particolare: una Regione che finalmente mostra segnali concreti di risalita, ma che per colmare i divari strutturali dovrà affrontare un percorso complesso e impegnativo.