Le auto-dichiarazioni shock del responsabile dell’asilo alla Polizia di Reggio Calabria: chi ha pagato per il piccolo Gabriele?
Il responsabile dell’asilo di Palmi racconta alla Polizia di Reggio Calabria la dinamica dell’aggressione al piccolo Gabriele: tra cancellazioni di registrazioni e omissioni, emergono dettagli inquietanti. Ma nessuno ha ancora pagato.

PALMI – Il caso del piccolo Gabriele, aggredito in un asilo di Palmi, continua a scuotere una comunità e a sollevare interrogativi inquietanti. Emergono dettagli importanti dalle auto-dichiarazioni rese agli inquirenti da uno dei responsabili della struttura, identificato con le (iniziali fi fantasia) R. R., che ha ricostruito i momenti drammatici di quel 2 dicembre 2021 e il ruolo delle collaboratrici presenti nella struttura. Le testimonianze, rese presso il Commissariato di Polistena, offrono un quadro agghiacciante di quanto accaduto, tra presunte omissioni, negligenze e una gestione che non ha saputo garantire la sicurezza di bambini affidati alla struttura.
Una ricostruzione dei fatti tra negligenza e confusione
Secondo quanto dichiarato da R. R., responsabile amministrativo della struttura, il giorno dell’episodio erano presenti diverse collaboratrici, identificate con le iniziali V. V., T. T., e F. F., insieme a Z. Z., l’insegnante responsabile del turno mattutino. La giornata era proseguita come da prassi, con i bambini collocati nella stanza del "micronido" per il riposo pomeridiano. R. R. ha spiegato che, intorno alle 14:15, si era allontanato dalla struttura, lasciando la gestione ai collaboratori presenti.

Alle 15:15, una telefonata da parte di sua moglie, Z. Z., lo ha informato che uno dei bambini si era fatto male. Al suo arrivo, R. R. ha trovato il piccolo Gabriele che presentava delle lesioni sul corpo ed in particolare alla testa, visibilmente ferito al volto e in lacrime, tra le braccia di una collaboratrice, identificata con le iniziali P. P. Quest’ultima ha riferito che, mentre si trovava a preparare la merenda, aveva sentito il bambino piangere. Ritornata nella stanza, aveva trovato Gabriele riverso a terra, aggredito da un altro bambino, identificato con le iniziali Y.Y.
Le registrazioni e le rivelazioni del DVR
In un primo momento, R. R. ha riferito al padre del piccolo Gabriele che le telecamere interne della struttura non registravano. Tuttavia, approfondendo la questione il giorno successivo, ha scoperto che le registrazioni erano perfettamente funzionanti. Visionando il materiale video, R. R. ha constatato come il piccolo Gabriele fosse stato aggredito a morsi e successivamente scaraventato a terra dal compagno di stanza.
La gravità della situazione non si ferma qui. Nella stessa dichiarazione, R. R. ha ammesso di aver estrapolato una parte delle immagini relative all’episodio e, nel contempo, di aver cancellato tutte le altre registrazioni presenti nel DVR, per evitare che le stesse potessero essere diffuse o visionate dai genitori di Gabriele. Ha inoltre richiesto l’interruzione del sistema di registrazione interno.
Un gesto che lascia senza parole
La cancellazione deliberata delle immagini, che avrebbe potuto fare luce su eventuali altre responsabilità o dinamiche, è stata giustificata da R. R. con il timore di una diffusione incontrollata. Tuttavia, il gesto rappresenta un atto grave, soprattutto considerando che al padre di Gabriele era stato riferito che non esistevano registrazioni. Queste contraddizioni sollevano dubbi su una gestione che appare quanto mai opaca e su una struttura che sembra aver cercato di coprire le proprie mancanze anziché assumersi le responsabilità.
Ma chi ha pagato per il piccolo Gabriele?
Le auto-dichiarazioni di R. R., combinate con le immagini estrapolate, rappresentano una parte cruciale di questa vicenda. Tuttavia, nonostante la chiarezza dei fatti, nessuno sembra aver pagato per il dolore inflitto al piccolo Gabriele e alla sua famiglia. La cancellazione delle registrazioni e l’ammissione di negligenze così evidenti sono elementi che richiedono risposte e azioni concrete, ma, fino ad oggi, la giustizia sembra essere rimasta ferma.
Abbiamo tutte le dichiarazioni. Le ripercorreremo insieme
Questo è solo un frammento delle tante testimonianze che emergono sul caso del piccolo Gabriele. Abbiamo tutte le dichiarazioni, i verbali, i dettagli. Le ripercorreremo una per una, perché non è possibile che, di fronte a prove così evidenti, nessuno abbia pagato per quanto accaduto.
Non ci fermeremo finché non verrà fatta luce su questa vicenda e non verranno accertate le responsabilità. La storia di Gabriele non può e non deve essere dimenticata. Una comunità, una famiglia, ma soprattutto un bambino meritano giustizia.