Riccardo Francesco Cordì
Riccardo Francesco Cordì

La cosca Cordì rappresenta un caso emblematico della ‘ndrangheta capace di evolversi e consolidarsi attraverso generazioni. Dalla faida con i Cataldo alle nuove leve, il clan ha saputo rigenerarsi e riaffermare la propria influenza criminale. Le operazioni giudiziarie e i processi recenti confermano la sua operatività costante e il bisogno di un contrasto mirato e continuo per restituire legalità alla Locride.

Origini e storico dominio territoriale

La cosca Cordì nasce negli anni Cinquanta a Locri e nelle aree limitrofe, tra cui Portigliola, Gerace e Antonimina. Fin da subito si afferma come una delle ‘ndrine più influenti della provincia di Reggio Calabria, instaurando una tensione profonda con la cosca rivale dei Cataldo. Questa rivalità sfocerà in una faida sanguinosa, durata quasi quarant’anni, segnata dall’omicidio del capobastone Domenico Cordì nel 1967 e culminata nel 1997 con l’uccisione di Cosimo Cordì. Alla sua morte il fratello Antonio – noto come ‘U Ragiuneri – assunse la guida del clan.

Rinascita e operatività nel nuovo ingresso criminale

Nonostante gli anni di repressione e trasformazione, la cosca Cordì ha mostrato una notevole capacità di rigenerazione. Attraverso nuove leve emergenti, ha rafforzato il controllo del territorio locali nei traffici illeciti più redditizi: droga, estorsioni, investimenti, appalti illeciti e controllo di settori sensibili come le attività cimiteriali.

Operazioni giudiziarie e conferme di esistenza

Le forze dell’ordine hanno colpito duramente il clan Cordì. Nel 2022, due operazioni – “New Generation” e “Riscatto II” – hanno portato all’arresto di 29 affiliati, tra cui le giovani leve della cosca, accusate di associazione mafiosa, spaccio, traffico di banconote false e violenze. Il maxi-processo ha visto condanne pesanti, fino a 20 anni di reclusione per alcuni imputati.

Potere consolidato e superamento delle rivalità

Con conferme giurisprudenziali e dichiarazioni di pentiti attendibili, la cosca Cordì è stata riconosciuta come elemento imperante nel panorama criminale di Locri. La sua capacità operativa non è mai venuta meno e l’organizzazione mantiene salde le sue ramificazioni, anche nella gestione di meccanismi di ingerenza economica e intimidazione nel tessuto sociale.