Antoniozzi chiede la revisione della legge sugli scioglimenti per mafia critica alle gestioni commissariali
Il vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera propone sospensioni individuali al posto dei commissariamenti generalizzati e richiama il principio di presunzione di innocenza

Il vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Alfredo Antoniozzi, torna a chiedere una revisione della normativa che regola lo scioglimento dei comuni per infiltrazioni mafiose. Una posizione che il parlamentare calabrese definisce da sempre coerente con la sua linea politica e che oggi ribadisce con forza, evidenziando criticità e storture applicative della normativa vigente.
Critiche alla gestione commissariale: il caso di Rende
Antoniozzi cita numerosi casi in cui amministratori locali coinvolti in inchieste di mafia sono stati poi assolti o prosciolti, senza che ciò abbia portato a un ripensamento delle misure adottate. Il parlamentare denuncia anche l’operato di alcune commissioni straordinarie, accusate di andare oltre l’ordinaria amministrazione. Porta ad esempio il comune di Rende, dove la triade commissariale avrebbe proceduto all’assunzione di sei dirigenti provenienti da altre regioni, pur potendo adottare soluzioni temporanee senza incidere in maniera così significativa sulla macchina amministrativa.
“Distinguere le responsabilità e tutelare la presunzione di innocenza”
Per Antoniozzi è necessario separare le responsabilità individuali da quelle collettive e mantenere saldo il principio di presunzione di innocenza. Intervenire con lo scioglimento è giusto, sostiene, solo quando è dimostrata un’infiltrazione mafiosa generalizzata e documentata. Negli altri casi, la soluzione dovrebbe essere quella di sospensioni individuali dei soggetti coinvolti, evitando conseguenze drastiche per intere comunità. Inoltre, conclude, sarebbe opportuno delimitare i poteri delle commissioni straordinarie: “Bisognerebbe vietare ai commissari di sentirsi sindaci”.