Rinascita Scott, nuove decisioni in Appello: confermato un ergastolo, pene ridotte e un’assoluzione
La Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro ridetermina alcune condanne nel troncone sugli omicidi del Vibonese: Bonavota resta all’ergastolo, assolto Ierullo dopo sei anni di carcere

Nuova svolta giudiziaria nel procedimento d’appello legato a uno dei tronconi principali dell’inchiesta antimafia “Rinascita Scott”, che ha coinvolto esponenti di primo piano delle cosche del Vibonese. La Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro ha confermato l’ergastolo per Domenico Bonavota, ritenuto al vertice dell’omonimo clan di Sant’Onofrio. La posizione di Bonavota, individuato come mandante di due delitti avvenuti nel 2002, è stata ritenuta pienamente provata dai giudici, che hanno confermato integralmente la sentenza di primo grado.
Riduzioni di pena per Razionale e Accorinti, esclusa la premeditazione
L’appello ha invece mutato in modo significativo gli esiti processuali per altri due imputati inizialmente condannati all’ergastolo. Si tratta di Saverio Razionale e Giuseppe Antonio Accorinti, considerati capi delle articolazioni di ‘ndrangheta di Zungri e San Gregorio d’Ippona. Per entrambi la Corte ha ridotto la pena a 30 anni di reclusione, escludendo l’aggravante della premeditazione contestata in primo grado. Le accuse nei loro confronti riguardano due omicidi di ‘ndrangheta risalenti al 1996, inseriti nel contesto delle cosiddette “lupare bianche” che insanguinarono il territorio vibonese negli anni Novanta.
Assoluzione per Ierullo e nuovi sconti di pena per altri imputati
Il cambiamento più rilevante è arrivato però per Antonio Ierullo, 55 anni, originario di Vallelonga, che è stato assolto “per non aver commesso il fatto”. In primo grado era stato condannato a 30 anni di carcere, ma la Corte ha disposto la sua immediata scarcerazione dopo circa sei anni di detenzione. Rideterminate anche altre condanne: Antonio Vacatello passa da 30 anni a 17 anni e 8 mesi; Pantaleo Maurizio Garisto e Valerio Navarra vedono le pene scendere da 20 a 11 anni e poco più, con l’esclusione per tutti dell’aggravante dell’agevolazione mafiosa. Confermata invece la condanna a 14 anni per il collaboratore di giustizia Andrea Mantella, ritenuto responsabile della scomparsa del cugino Filippo Gangitano nel 2002. Il processo, collegato a cinque delitti e a un sequestro di persona, rappresenta uno dei capitoli più complessi della maxi-inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro per far luce su omicidi e regolamenti di conti imputati alle cosche del Vibonese tra gli anni Novanta e Duemila.