Rapimento della piccola Sofia: emergono nuovi dettagli
Messaggi e video nei cellulari svelano il piano di Rosa Vespa

L’inchiesta sul rapimento della neonata Sofia, avvenuto il 21 gennaio nella clinica Sacro Cuore di Cosenza, continua a rivelare nuovi inquietanti particolari. I telefoni cellulari di Rosa Vespa e Moses Omogo, sequestrati dagli investigatori, hanno fornito elementi chiave per comprendere la dinamica della vicenda. Nei dispositivi sono stati trovati messaggi, video e foto che documentano la messinscena messa in atto dalla donna per nove mesi, durante i quali ha simulato una gravidanza isterica.
La 52enne aveva creato un’intera realtà parallela, raccontando al compagno e ai familiari di aspettare un bambino, che aveva chiamato Ansel. Nei dispositivi sequestrati sono stati trovati video di una festa organizzata per accogliere il bambino mai nato, con decorazioni azzurre, confetti e persino una torta celebrativa. Per avvalorare la menzogna, la donna aveva anche mostrato falsi documenti sanitari e finte ecografie ai familiari.
Le indagini si allargano: si valuta la responsabilità della clinica
Mentre Rosa Vespa resta detenuta nel carcere di Castrovillari, la Procura ha disposto un’analisi approfondita dei dispositivi elettronici e ha richiesto una perizia psichiatrica per valutare lo stato mentale della donna. L’obiettivo è chiarire la natura del suo comportamento e stabilire eventuali anomalie psichiche che possano aver influenzato le sue azioni.
Parallelamente, l’indagine si sta ampliando, con l’acquisizione di nuovi elementi di prova che potrebbero coinvolgere la clinica Sacro Cuore di Cosenza. Gli inquirenti vogliono verificare se la struttura abbia rispettato le prescrizioni di vigilanza e sicurezza, nonché le normative relative alla gestione del personale in rapporto al numero di pazienti presenti. La Procura sta valutando eventuali omissioni di controllo, che avrebbero potuto favorire il sequestro della neonata.
Il ruolo di Moses Omogo e le contraddizioni di Rosa Vespa
Il marito di Rosa Vespa, Moses Omogo, è stato scarcerato dal GIP Claudia Pingitore, che ha ritenuto insussistenti gli elementi per trattenerlo in custodia cautelare. Durante l’interrogatorio, l’uomo ha ribadito la propria estraneità ai fatti, dichiarando di essere stato completamente all’oscuro del piano ideato dalla moglie.
Rosa Vespa, invece, ha ammesso di aver agito da sola, sostenendo di non aver coinvolto nessuno nella sua messa in scena. Tuttavia, gli investigatori stanno valutando tutte le conversazioni e i contenuti multimediali presenti nei telefoni sequestrati per escludere eventuali complicità.
Il sequestro e il ritorno della piccola Sofia tra le braccia dei genitori
Fortunatamente, la vicenda si è conclusa senza conseguenze tragiche: Sofia è stata ritrovata la sera stessa del 21 gennaio, e riconsegnata ai suoi genitori, Valeria Chiappetta e Federico Cavoto. La coppia, assistita dai legali Paolo Pisani e Chiara Penna, ha richiesto alla magistratura il massimo rigore nelle indagini per assicurare che episodi simili non si ripetano.
Prossimi sviluppi e ulteriori accertamenti
Oltre a verificare eventuali responsabilità della clinica, la Procura sta indagando su alcuni video registrati durante l’operazione della polizia giudiziaria nell’abitazione di Rosa Vespa e Moses Omogo. Queste immagini, finora non inserite ufficialmente tra gli atti dell’inchiesta, potrebbero rivelare dettagli utili a ricostruire ogni fase del sequestro e chiarire eventuali omissioni nelle operazioni di sorveglianza della clinica.
L’inchiesta prosegue con perizie tecniche sui dispositivi sequestrati, mentre l’attenzione degli inquirenti rimane alta per verificare nuove ipotesi di reato e assicurare alla giustizia tutti i responsabili di questa drammatica vicenda.