In Calabria, la presenza radicata della ‘ndrangheta non è solo fenomeno criminale, ma variabile strutturale che condiziona il destino economico e sociale della regione. Le mafie operano con duplice visione: controllano settori come gli appalti pubblici, il commercio, il ciclo dei rifiuti e l’edilizia, e al tempo stesso esigono “pizzo” da imprese già in difficoltà. Questa condizione crea una competizione sleale, scoraggia investimenti e indebolisce le imprese virtuose, che si trovano a contrastare una logica distorsiva del mercato. In tal senso la legalità non è un valore astratto, bensì una condizione indispensabile per far crescere l’economia, attrarre capitali e ridare fiducia ai giovani.

Beni confiscati: restituire al territorio ciò che è stato sottratto

Un segnale concreto della lotta alla mafia è la valorizzazione dei beni confiscati. In Calabria sono oltre 3.100 gli immobili sequestrati alle organizzazioni criminali, distribuiti su tutti i territori provinciali, con maggior concentrazione in Reggio Calabria, Cosenza, Catanzaro, Vibo e Crotone. La Regione ha previsto investimenti per oltre 40 milioni di euro per riqualificare e consegnare questi beni alla collettività, trasformandoli in spazi sociali, culturali e imprenditoriali.

Questo meccanismo restituisce valore al territorio e rende visibile che la legalità è in grado di rigenerare dal basso. Ma serve una gestione trasparente, duratura e partecipata di ciascun bene: senza un progetto organico, anche la miglior intenzione rischia di rimanere un'operazione simbolica.

Regolamentazione, leggi e prevenzione

Il contrasto alla mafia non si esaurisce nelle indagini e nei sequestri, ma avanza attraverso norme e azioni preventive. La Regione Calabria ha adottato una legge specifica che mira a rafforzare le misure di prevenzione, promuovere trasparenza e valorizzare la cultura della legalità. Queste misure integrano disposizioni volte a controllare procedure pubbliche, verificare le candidature agli appalti, prevenire infiltrazioni negli enti locali. È un approccio volto ad aggredire il fenomeno alla radice, impedendo che il malaffare si insinu istituzionalmente.

Il costo delle infiltrazioni mafiose

Il rapporto tra criminalità e sviluppo è studiato da tempo: la presenza mafiosa induce una “fuga delle opportunità”, riduce il tasso di natalità delle imprese, genera un turnover costante in cui le aziende emergenti svaniscono sotto il peso delle pressioni illecite. Nella provincia di Catanzaro, ad esempio, analisi economiche mostrano come fenomeni illegali indeboliscano l’attrattività del territorio e la fiducia degli investitori. Le regioni più vulnerabili diventano terreno fertile per una crescita criminale che si autoalimenta, annullando il progresso legittimo.

La resilienza della società civile

Nonostante il contesto difficile, la Calabria ospita esperienze di resistenza e responsabilità collettiva. Associazioni antimafia, festival, scuole, giornalisti e cittadini impegnati scommettono ogni giorno sulla memoria, sull’informazione e sulla partecipazione. Festival come Trame nelle piazze lametine, momenti di testimonianza e formazione nelle scuole, mobilitazioni civili contro le mafie sono elementi che costruiscono coscienza e spessore democratico. È da queste energie che può partire una nuova generazione, capace di cambiare il volto della regione.

Legalità e sviluppo: un patto obbligato

Per liberare il potenziale della Calabria è necessario definire la legalità come fondamento della crescita. Ciò significa rafforzare le istituzioni, garantire pene certe, proteggere i denuncianti, promuovere controlli reali su appalti e procedure comunitarie, investire in infrastrutture trasparenti. Ma anche supportare chi vuole lavorare pulito, aprire spazi per l’imprenditoria giovanile e proporre politiche di coesione che valorizzino le aree interne anziché abbandonarle.

Il percorso è lungo e difficile. La Calabria non può permettersi che la legalità resti professata più che praticata. La sfida oggi è chiara: trasformare la lotta alle mafie da impegno emergenziale in pilastro ordinario dello sviluppo regionale. Solo così il Sud e la Calabria potranno finalmente affermare che lo Stato è presente, la giustizia è attiva e i cittadini hanno futuro.