All'indomani dei funerali di Papa Francesco, tra i cardinali chiamati a delineare il futuro della Chiesa si distingue la voce di Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga. Con il suo consueto spirito ironico, Marx respinge l’etichetta di "kingmaker": «Non stiamo eleggendo un re», ha commentato, parlando con i giornalisti tedeschi ai piedi del Gianicolo.

L'eredità di Papa Francesco

Il cardinale tedesco, noto per il suo impegno per una Chiesa più aperta e sociale – come dimostra il suo libro “Il capitale”, in dialogo ideale con Karl Marx – ha voluto sottolineare l’eredità lasciata da Francesco: gesti semplici e potenti come la lavanda dei piedi nelle carceri, simboli di un cristianesimo concreto e vicino alla gente. Quanto ai timori di divisioni interne alla Chiesa, Marx ha ribadito la propria fiducia: «La discussione è appena iniziata. Ma la reazione popolare alla morte di Francesco dimostra che il popolo di Dio è unito, non diviso come alcuni pensano».

Una figura capace di guarire il mondo

Sul nuovo Papa, Marx è chiaro: «Non conta la nazionalità o l'orientamento politico. Serve una figura coraggiosa, credibile e universale, capace di guarire il mondo, dare speranza e radicata nel Vangelo». Per lui, la Chiesa non ha bisogno di un manager, ma di un testimone autentico della fede, in grado di parlare all'umanità intera. La “sinodalità”, valore tanto caro a Francesco, dovrà restare il faro: camminare insieme, superando differenze e divisioni. Solo così, conclude Marx, la Chiesa potrà offrire un contributo reale in un mondo sempre più segnato da conflitti e crisi internazionali. «Ora ci conosceremo meglio – ha detto il cardinale – e sceglieremo, con fiducia, chi saprà guidarci in questo cammino».