Cocaina in Calabria, l'altra emergenza: maxi sequestri, Sert pieni e consumatori sempre più giovani
La filiera dello spaccio parte dai container di Gioia Tauro e arriva fino ai vicoli e ai locali notturni. I dati dei Sert mostrano un’onda che cresce ogni anno. Consumatori sempre più giovani, serate sempre più bianche
La Calabria continua a essere il luogo in cui la cocaina entra, transita e, sempre più spesso, resta. I numeri degli ultimi mesi lo confermano: solo nel 2025, al porto di Gioia Tauro, sono state sequestrate oltre tre tonnellate di cocaina, con operazioni record da 288 chili a settembre e da 110 chili a gennaio, grazie al lavoro congiunto di Guardia di Finanza e Agenzia delle Dogane. Un flusso che rende Gioia Tauro uno degli hub più sensibili del Mediterraneo.
Ma la vera novità è che una quota crescente di quella polvere non prende più la via del Nord. Resta in Calabria, viene tagliata e ridistribuita. È l’altra faccia di un’economia parallela che si è radicata nel territorio e che oggi alimenta un mercato interno sempre più organizzato, sempre più giovane e sempre più silenzioso.
Dal porto al vicolo: la filiera invisibile dello spaccio
Le indagini delle ultime operazioni antidroga raccontano un sistema ben definito. In alto ci sono i grandi broker internazionali, le famiglie che gestiscono i rapporti con i cartelli sudamericani e che da anni controllano l’arrivo della merce nei container di Gioia Tauro. Subito dopo, i gruppi di distribuzione regionali che spezzano i carichi e li affidano alle piazze locali.
La cocaina arriva a Reggio Calabria, Catanzaro, Cosenza, Vibo Valentia e Crotone, per poi essere smistata tra quartieri, discoteche, zone universitarie e litorali estivi. I gruppi più piccoli gestiscono la vendita al dettaglio, in modo sempre più discreto: consegne a domicilio, appuntamenti via chat, spostamenti in motorino o monopattino per sfuggire ai controlli.
Il filo conduttore resta lo stesso: la ’ndrangheta mantiene il controllo della filiera, garantendo approvvigionamento, prezzi costanti e qualità alta. È questo che ha trasformato la cocaina da status symbol elitario a merce di consumo popolare.
I Sert calabresi: accessi in crescita e utenti sempre più giovani
I Sert calabresi raccontano un altro aspetto della stessa storia. Nel 2025 si è registrato un aumento sensibile dei nuovi ingressi in tutte le province. A Reggio Calabria, secondo gli ultimi dati, sono circa 500 gli utenti seguiti ogni anno, con una crescita del 20% rispetto al 2023.
L’età media si abbassa: sempre più adolescenti e giovanissimi arrivano ai servizi dopo i primi episodi di consumo. Si parla di ragazzi di 15 e 16 anni. Aumentano anche le donne, spesso seguite per problemi legati a uso combinato di cocaina e psicofarmaci.
La Regione Calabria, con il decreto Dca n.8 del 22 gennaio 2025, ha riconosciuto ufficialmente che la domanda di cura per le dipendenze è “in forte aumento” e che i servizi pubblici “non riescono a rispondere adeguatamente”. Un’ammissione che fotografa un’emergenza sanitaria vera e propria.
Le piazze calabresi: geografia dello spaccio
Ogni città ha la sua “piazza”. A Reggio Calabria, il traffico è strettamente legato ai circuiti portuali e ai clan storici; a Catanzaro, la cocaina si muove tra periferie e locali del centro; a Cosenza e Rende, il consumo dilaga nelle zone universitarie e nella movida del fine settimana.
Negli ultimi dodici mesi le persone denunciate per detenzione e spaccio di cocaina sono aumentate del 40%. I sequestri avvengono ovunque: nei garage, nelle case popolari, nei bagni dei pub, persino all’uscita delle scuole. E ogni volta i numeri sono impressionanti: centinaia di dosi, contanti, cellulari, e nomi che si ripetono.
Il modello calabrese è piramidale: importatori, distributori, grossisti, spacciatori di quartiere e pusher occasionali. Tutti ruotano intorno a una rete che garantisce continuità di rifornimento anche dopo i sequestri più imponenti.
Maxi sequestri ma mercato vivo
Nel 2025 la Calabria ha registrato uno dei più alti rapporti di sequestri di cocaina per abitante in Italia: oltre 300 chili ogni 100mila abitanti. Eppure, i Sert continuano a riempirsi.
È un paradosso solo apparente: la quantità che transita è talmente elevata da rendere marginali anche i sequestri record. Ogni tonnellata bloccata a Gioia Tauro ne lascia passare un’altra, inesorabilmente. Il mercato è stabile, organizzato, capace di rigenerarsi.
Le relazioni della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga lo dicono chiaramente: la cocaina è l’unico settore del traffico mondiale che non ha conosciuto crisi, neppure durante le restrizioni pandemiche. E la Calabria ne è una delle principali piattaforme operative.
“Non è serata senza una striscia”: la cocaina normalizzata
La parte più inquietante è quella sociale. Oggi la cocaina non fa più paura. È diventata accessorio delle serate, parte della normalità. I ragazzi la definiscono “energia”, “tenuta”, “modo per reggere il ritmo”.
Medici e psicologi dei Sert raccontano di studenti, camerieri, commessi, lavoratori della ristorazione che fanno uso nel weekend “per divertimento”, convinti di poter smettere quando vogliono. Ma la dipendenza arriva presto, invisibile. La cocaina agisce in silenzio, erode la volontà, trasforma il corpo e la mente.
Tra le nuove tendenze più preoccupanti c’è quella del consumo sociale: piccoli gruppi che acquistano insieme per “dividere la spesa”. È qui che la droga diventa fenomeno culturale, normalizzato. Non è più la devianza, ma la routine.
I minorenni e l’espansione del fenomeno
Un’altra cifra drammatica: nel 2024 quasi un quarto dei minorenni denunciati in Calabria era coinvolto in episodi legati alla cocaina, come corrieri o piccoli spacciatori. Ragazzi che cominciano per soldi facili e finiscono a consumare.
Il problema, come denunciano gli stessi Sert, è che mancano strutture specifiche per minori. I centri esistenti sono saturi e la prevenzione è affidata quasi interamente alle scuole e alle associazioni locali.
Una conclusione scomoda
Mettendo insieme i numeri dei sequestri, i dati dei Sert e le relazioni della Regione, il quadro è limpido: la cocaina in Calabria non è più solo una questione di traffico internazionale. È una questione di salute pubblica e di identità sociale.
La Calabria resta una delle principali porte d’Europa per l’ingresso della droga, ma oggi è anche una delle regioni in cui quella droga viene consumata.
Non è più “la cocaina che passa”. È la cocaina che resta, che abita le serate, i locali, i ragazzi.
E dietro ogni striscia, c’è il riflesso di una terra che, ancora una volta, paga il prezzo più alto: quello del silenzio.