Lollò Cartisano
Lollò Cartisano

La figura di Lollò Cartisano è diventata simbolo di un cambiamento. La sua tragica storia ha acceso la coscienza collettiva e ha dimostrato che la memoria può diventare motore di rinascita. Dalla tragedia è nata una comunità più forte, pronta a camminare insieme contro l’omertà e per una Calabria libera.

Chi era Lollò Cartisano

Adolfo “Lollò” Cartisano, nato il 9 maggio 1936 a Bovalino, scelse una vita semplice: ex calciatore e poi fotografo professionista, aprì uno studio insieme alla moglie Mimma. Amante del mare e della natura, diventò un punto di riferimento locale, radicando il suo legame con la comunità jonica e l’Aspromonte.

Il sequestro e il silenzio

La sera del 22 luglio 1993 Cartisano fu rapito sotto casa, a Bovalino. La moglie fu ferita e abbandonata, mentre Lollò venne portato via. Nonostante il pagamento del riscatto e l’arresto dei sequestratori, di lui non si seppe più nulla. Fu il suo l'ultimo rapimento da parte della ’ndrangheta, segnale del cambio di strategia criminale della cosca.

Il ritrovamento dopo dieci anni

La speranza della famiglia non si spense: la figlia Deborah fondò il comitato “Per Bovalino libera”, organizzando manifestazioni e appelli pubblici. Solo nel 2003 una lettera anonima da un pentito rivelò il luogo del corpo, sepolto a Pietra Cappa in Aspromonte. Il medico legale concluse che Lollò era morto per un colpo alla nuca, presumibilmente accidentale.

Memoria e riscatto civile

Da allora, ogni 22 luglio si tiene la marcia “Sentieri della memoria” verso Pietra Cappa, attraversando l’Aspromonte per onorare le vittime della mafia. Nel 2019 è mancata anche Mimma, testimone silenziosa e custode della speranza familiare. La testimonianza di Deborah, attiva con Libera, continua a ispirare una Calabria diversa.