Lodovico Ligato
Lodovico Ligato

Lodovico Ligato, giornalista de La Gazzetta del Sud e politico democristiano, fu eletto deputato nel 1979 e successivamente nominato presidente delle Ferrovie dello Stato nel 1985. Costretto alle dimissioni nel 1988 a causa dello scandalo delle “lenzuola d’oro”, restò comunque una figura influente nella politica calabrese.

L’agguato a Bocale

Nella notte tra il 27 e il 28 agosto 1989, Ligato fu assassinato davanti alla sua villa a Bocale, nei pressi di Reggio Calabria. Un autentico agguato mafioso: ventisei colpi di pistola lo colpirono alla schiena mentre stava salutando ultimi ospiti; gestes descritte come rapide e implacabili.

Un delitto politico-mafioso

Secondo le sentenze definitive del 1996, il movente era legato alla richiesta da parte di Ligato del 10 % di tangente su un maxi-appalto di 600 miliardi di lire per opere pubbliche a Reggio Calabria. Questa pretesa avrebbe minacciato gli equilibri tra ‘ndrangheta e politica, suscitando l’ira della cosca Condello, che lo deliberò di eliminare.

Silenzio istituzionale e funerali deserti

Il suo funerale – evocato nei resoconti dell’epoca – fu quasi misteriosamente disertato da esponenti nazionali e locali della Dc, incluse le alte cariche, tra cui il ministro Riccardo Misasi. Solo il deputato Scalfaro si fece sentire, definendo Ligato "un nostro uomo".

Processo e mandanti

Nel 1996 vennero condannati all’ergastolo uomini pesanti della ‘ndrangheta di Reggio: Pasquale Condello, Santo Araniti, Paolo Serraino e Diego Rosmini, mentre l’esecutore materiale fu identificato in Giuseppe Lombardo.

Eredità e riflessioni

Il delitto di Ligato segna un momento simbolico nella storia italiana, dimostrando quanto profonda fosse l’infiltrazione della ‘ndrangheta nella politica e nei grandi appalti pubblici. Un monumento alla pericolosa commistione tra affari, potere e criminalità organizzata.