Vincenzo Medici
Vincenzo Medici

Vincenzo Medici, 64 anni, agronomo laureato e stimato imprenditore florovivaista nel comune di Bianco (Reggio Calabria), era titolare di un’azienda che dava lavoro a decine di persone e rappresentava un esempio di successo imprenditoriale nel Sud della regione. La sera del 21 dicembre 1989, mentre si trovava presso i suoi vivai, fu aggredito da un commando armato e trascinato via, in quel che si configurò come un sequestro. Da quel giorno la sua sorte rimase ignota, e il suo corpo non fu mai trovato.

Il sequestro: un’ombra lunga sulla famiglia Medici

Quel rapimento segnò una svolta per le modalità di contrasto della criminalità organizzata: la magistratura decise che non erano più ammissibili trattative con i sequestratori e vennero bloccati i patrimoni della famiglia Medici per impedire il pagamento del riscatto. L’azienda, simbolo di una Calabria che tenta di emergere con il lavoro, vide i suoi vivai abbandonati nel tempo, mentre la comunità locale continuava a chiedere verità.

Il significato della vicenda per la Calabria

Il caso Medici non è solo una tragedia personale: diventa emblema del modo in cui la ‘ndrangheta può colpire chi, con onestà, cerca di emergere. Un imprenditore che non chiedeva privilegi, che non faceva concessioni manifeste, ma era persona indipendente, divenne bersaglio di un sistema che pretendeva obbedienza. La sua scomparsa ricorda quanto possa essere fragile in alcune zone del Sud il diritto all’impresa libera e al lavoro dignitoso.

Memoria e lotta per la verità

Ancora oggi, la figura di Vincenzo Medici viene ricordata come vittima innocente della violenza mafiosa. La sua storia è citata in iniziative civili e nelle riflessioni sul ruolo dello Stato, dell’impresa e della società nelle regioni in cui la criminalità ha radici profonde. La verità piena non è stata raggiunta, e rimane una ferita aperta per la comunità di Bianco e per la Calabria.