Le inserzioni su Phica
Le inserzioni su Phica

A pochi giorni dallo scandalo legato al gruppo Facebook “Mia Moglie”, dove 32mila uomini condividevano immagini di donne senza il loro consenso, un fenomeno analogo scuote anche la Calabria. Stavolta il contesto è il sito Phica.net, una piattaforma organizzata in forum territoriali che raccoglie foto di donne inconsapevoli prese dai social, corredate da commenti sessisti e insulti degradanti. In alcuni thread dedicati a Cosenza e provincia compaiono appellativi come “vacca”, “porca” o “porcellina”, insieme a richieste di video intimi.

La denuncia del collettivo femminista

Sul tema è intervenuto il gruppo Fem In Cosentine in lotta, che ha voluto riportare il dibattito oltre la sola questione del consenso. «Sposiamo pienamente la riflessione sulla centralità del consenso – scrivono – ma ciò che manca è una discussione più ampia sul diritto al piacere delle donne, capace di liberarci da un giogo culturale che continua a dipingere come illecito il sesso vissuto con libertà e consapevolezza».

Dallo stigma al ricatto

Il collettivo sottolinea come il vero nodo non sia il piacere in sé, bensì la sua strumentalizzazione per umiliare e controllare. «Ciò che ci indigna non è essere considerate persone che esercitano il diritto al godimento – affermano – ma che questo venga usato per vittimizzarci. Il disagio nasce dal fatto che ci è stato insegnato che il sesso è sporco, che appartiene solo a un genere egemone o che una donna che prova piacere sia moralmente di scarso valore».

Rompere i tabù per spezzare il potere

Secondo Fem In Cosentine in lotta, solo liberandosi dallo stigma si potrà contrastare la diffusione di materiale intimo non consensuale. «Se il sesso e il piacere smettono di essere strumenti di vergogna, viene meno anche la loro funzione come armi di ricatto. Alcuni uomini non traggono eccitazione dal sesso, ma dal potere di distruggere vite e carriere attraverso il controllo dei corpi delle donne».

Un messaggio di emancipazione

La dichiarazione si conclude con un appello alla libertà e alla normalizzazione della sessualità femminile: «Siamo donne, operaie e avvocate, madri e sorelle, studentesse e architette. Ci piace il sesso e lo rivendichiamo ad alta voce. Nessun problema, nessuna vergogna».