Ogni visita del Presidente del Consiglio, ogni comizio dei ministri, ogni tappa elettorale che richiami i grandi nomi della politica ha un volto pubblico — piazze piene, dirette social, slogan — e un lato nascosto: il conto. Chi paga i voli, le auto, le scorte? Quanto costa “blindare” le città con Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia Locale e altri corpi per ore o giornate intere? La risposta è semplice: i contribuenti. Ma capire quanto e come non è affatto immediato.

Voli di Stato, auto blu e scorte personali

Le regole sui voli di Stato sono state irrigidite per limitarne l’uso a casi e soggetti ben precisi, imponendo criteri di economicità e sicurezza. Tuttavia, mentre esiste un archivio pubblico con le tratte effettuate, i costi effettivi non vengono resi noti. È qui che si apre il primo vuoto di trasparenza.

Quanto alle auto blu, per anni considerate un simbolo di spreco, i dati ufficiali mostrano un quadro più contenuto: la maggioranza dei veicoli pubblici è destinata a servizi d’ufficio o di controllo, mentre le auto con autista rappresentano solo una piccola quota. Anche in questo caso, però, i dati non chiariscono i costi complessivi di gestione.

Sul fronte della sicurezza, la tutela delle personalità a rischio coinvolge centinaia di figure politiche, magistrati e giornalisti, con migliaia di operatori delle forze dell’ordine impiegati. Si tratta di un apparato costoso, inevitabile in un Paese che deve difendere le istituzioni da minacce concrete. Il vero peso aggiuntivo, oltre agli stipendi ordinari, è rappresentato da straordinari, indennità, mezzi dedicati e logistica.

Città blindate e costi diffusi

Ogni arrivo di premier o ministri attiva dispositivi di ordine pubblico che coinvolgono più corpi dello Stato e la Polizia Locale per la gestione del traffico e della viabilità. I costi sono quindi a carico sia dello Stato centrale, sia dei bilanci comunali. Straordinari, mezzi, transenne, logistica e trasferte compongono una spesa reale, spesso invisibile, che si frammenta tra vari enti senza mai confluire in un consuntivo unico.

Il risultato è che i cittadini pagano sia l’essenziale — protezione e funzionamento delle istituzioni — sia il contorno, fatto di ore di straordinario e logistica locale. Ma non esiste un cruscotto nazionale che permetta di sapere con esattezza quanto costa una visita istituzionale. Questa mancanza alimenta percezioni di spreco e diffidenza, anche se la sicurezza non è un privilegio ma una necessità.

Trasparenza e rendicontazione: cosa manca

Non tutto ciò che vediamo è un abuso: una scorta serve a proteggere persone esposte a minacce concrete, e una città blindata significa prevenzione. Tuttavia, senza numeri chiari, il cittadino non può valutare se le scelte adottate siano state efficienti. Pubblicare i costi per missione dei voli, un rendiconto aggregato delle scorte e un bilancio degli eventi istituzionali sarebbero passi fondamentali per migliorare la trasparenza.

Il costo della politica in movimento non deve essere un tabù: è parte integrante del costo della democrazia. Quello che serve è la capacità di misurare e spiegare con chiarezza queste spese, così da rispondere alla domanda che tutti si pongono: quanto ci costa davvero?