Antonino Scopelliti
Antonino Scopelliti

Antonino Scopelliti, sostituto procuratore generale presso la Corte di Cassazione, era impegnato nel 1991 nella conferma delle condanne inflitte nel Maxiprocesso a esponenti di Cosa Nostra. Il 9 agosto di quell’anno, mentre era in viaggio tra Villa San Giovanni e Campo Calabro per tornare da una giornata al mare, fu fatalmente colpito da due colpi di fucile da pallettoni sparati da un commando in moto.

Un delitto di mafia con reti ‘ndrangheta‑Cosa Nostra

L’omicidio non fu solo attribuito a Cosa Nostra ma fu il frutto di una collaborazione tra clan: la 'ndrangheta calabrese che fornì supporto logistico e informazioni sul magistrato, e la cupola siciliana che commissionò il delitto, secondo quanto ricostruito dai pm.

Nuovo impulso alle indagini dopo 34 anni

Dopo anni di stallo, nel 2018 la Dda di Reggio Calabria riaprì il caso grazie al pentito siciliano Maurizio Avola, che indicò il luogo dove era stato occultato il fucile usato nel delitto. Nel 2025 sono stati eseguiti rilievi con l’auto storica utilizzata da Scopelliti, una Bmw 318i, riportata sulla scena e sottoposta a nuove analisi. 

Nuovi elementi: autoradio e moto‑ricostruzioni

Gli investigatori hanno individuato l’autoradio della sua auto, assente nella restituzione iniziale ai familiari, per effettuare accertamenti biologici non ripetibili. Inoltre, è stata riprodotta la dinamica dell’agguato utilizzando una moto e un'arma fedelmente equiparata a quella originale, al fine di delineare traiettorie e responsabilità.

Cresce il numero degli indagati

Attualmente, risultano indagate 20 persone, comprese figure di vertice della ‘ndrangheta reggina e vari esponenti di Cosa Nostra. Tra i sospetti vi sono nomi noti quali Pasquale Condello, Giuseppe De Stefano, Matteo Messina Denaro, Vincenzo Salvatore Santapaola e altri, alcuni già deceduti.

Un’eredità di legalità: la Fondazione e il movimento antimafia

Dal 2007 la Fondazione Antonino Scopelliti, presieduta dalla figlia Rosanna, promuove una cultura antimafia e l’assistenza alle vittime. Inoltre, il movimento Ammazzateci tutti, di cui Rosanna è portavoce nazionale, organizza iniziative e convegni in memoria del giudice, contribuendo a tenere viva la coscienza della collettività.

Il processo in corso e l’attesa di giustizia

Il ritorno sulla scena scientifica e l’identificazione di un numero consistente di indagati segnano una svolta attesa da oltre tre decenni. L’auspicio è che l’evoluzione delle indagini possa finalmente fornire una verità processuale, restituendo compiuta giustizia a uno dei magistrati più coraggiosi della Repubblica.