Chiara Colosimo
Chiara Colosimo

Anche stavolta, la Calabria si ritrova nell’elenco nero della Commissione Parlamentare Antimafia. A pochi giorni dalle elezioni amministrative del 25 e 26 maggio, la presidente Chiara Colosimo ha diffuso la lista dei candidati impresentabili: soggetti che, pur potendo formalmente candidarsi, sono coinvolti in procedimenti giudiziari gravi o hanno già subito condanne, rendendoli politicamente inaccettabili secondo il Codice di autoregolamentazione delle candidature.

Su 23 nomi totali a livello nazionale, ben sei riguardano direttamente la Calabria — tra procedimenti in corso e precedenti scioglimenti per mafia. Un dato che ancora una volta macchia l'immagine democratica della regione e solleva interrogativi sulle scelte dei partiti, soprattutto nei territori più esposti alla criminalità organizzata.

Rende e Lamezia: tra bancarotte e rifiuti

A Rende (Cosenza), comune con un passato recente di scioglimento per infiltrazioni mafiose, figurano: Franchino De Rango (lista "Avanti Rende libera"), imputato in un procedimento per bancarotta fraudolenta; Francesco Iorio (lista "Libertà in movimento"), sotto processo per attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti.

A Lamezia Terme (Catanzaro), invece, la Commissione segnala: Titina Caruso, candidata con Forza Italia, imputata in un procedimento per bancarotta fraudolenta e trasferimento fraudolento di valori.

Tre casi che mettono in evidenza la debolezza strutturale delle liste civiche e partitiche, incapaci — o peggio, disinteressate — a verificare in modo serio i profili dei propri candidati.

Il caso dei Comuni sciolti per mafia

Ma non finisce qui. Nel caso dei cinque comuni sciolti per infiltrazioni mafiose dove si torna al voto, la Commissione segnala ex amministratori già presenti nelle vecchie giunte come nuovi candidati.

A Rende, ricompaiono: Elisa Sorrentino, Fabrizio Totera e Domenico Ziccarelli

Tutti erano in carica al momento del decreto di scioglimento, un fatto che — sebbene non coincida automaticamente con responsabilità penali — mina gravemente la credibilità politica di qualsiasi proposta amministrativa.

Liste pulite: un principio ancora disatteso

“Anche durante questa tornata la Commissione ha lavorato con i soliti criteri: controlli su capoluoghi, comuni con oltre 50mila abitanti e quelli sciolti per mafia”, ha spiegato Chiara Colosimo. “È un modo per chiedere alla politica maggiore responsabilità nella composizione delle liste”.

Un principio semplice, eppure ancora largamente ignorato. Mentre in città come Genova o Ravenna non risultano impresentabili, in Calabria — dove più forte dovrebbe essere la vigilanza — ci si ritrova con figure su cui pendono accuse pesanti e ombre giudiziarie.