Il caso Gullì: il rapimento e la scomparsa che segnò Montebello Ionico
Il farmacista sequestrato nel 1980, mai più ritrovato, è una ferita aperta nella memoria antimafia della Calabria

La storia di Giuseppe Gullì rappresenta il volto umano e innocente delle vittime della ‘ndrangheta. Un uomo che portava avanti il suo lavoro al servizio della collettività e che pagò con la vita la sua presenza nella comunità. Il suo caso, sfuggito alla risoluzione, resta oggi un simbolo della memoria che chiede giustizia e verità.
Un gesto criminale che sconvolse una comunità
Il 21 febbraio 1980, Giuseppe Gullì, farmacista e politico locale di 62 anni residente a Montebello Ionico, fu rapito da almeno quattro criminali mentre tornava a casa a bordo della propria auto, in contrada Moro. L’uomo, noto e stimato nella comunità, fu sottratto alla vita quotidiana senza lasciar traccia, scatenando sconcerto e dolore tra i suoi concittadini.
Richiesta di riscatto e indagini disperse
Poche settimane dopo il sequestro, alla famiglia Gullì fu recapitata una fotografia del farmacista, accompagnata da una richiesta di riscatto. Le indagini, condotte con solerzia, resistettero ai tentativi di depistaggio, ma il destino di Gullì restò oscuro. Il suo corpo non fu mai ritrovato, rendendo la vicenda una delle pagine più drammatiche tra le vittime della criminalità organizzata calabrese.
Un simbolo tra le vittime della 'ndrangheta
Giuseppe Gullì è ricordato tra le vittime della ‘ndrangheta del XX secolo, un elenco triste che comprende cittadini, amministratori e professionisti. Il suo caso sottolinea la brutalità del potere mafioso che seminava terrore anche tra figure rispettate e spesso estranee agli intrecci criminali.
Memoria e riflessione civile
A distanza di decenni, l’assassinio (o sparizione forzata) di Gullì resta un monito sulla necessità di mantenere viva la memoria. I giovani e le scuole locali hanno raccolto il suo ricordo in elaborati e iniziative culturali che ne riaffermano il valore di uomo impegnato nella sua comunità e spezzano il silenzio che spesso segue atti di violenza mafiosa.