Rusaria una delle tante caprette di Domenico
Rusaria una delle tante caprette di Domenico

Se qualcuno dovesse chiedermi in cosa consiste il mio lavoro, quello di pastore ed il perché di una scelta così controcorrente se rapportate alle odierne logiche mondane risponderei che le motivazioni richieste  non potrebbero mai essere riassunte in due o tre frasi ma, comunque, non mi sottrarei alla richiesta. Il pastore, la sua attività, non è un mestiere, non è un lavoro. Lo era forse un tempo in cui possedere un gregge era garanzia di economicità e autosostentamento. Oggi non più; possedere un gregge significa lavorare tanto e guadagnare poco.

Selfie di Domenico con le sue capre, compagne di tante avventure.
Selfie di Domenico con le sue capre, compagne di tante avventure.

Ed allora cosa è un pastore? 

È il guardiano dei posti, risponderei, è colui che, per scelta o costruzione, ha appreso un arte e l' ha fatta propria. È colui che vive in simbiosi con le montagne e gli animali che conduce sentendosi parte indivisibile di una comunità che trascende quella umana. Essere pastore significa condividere se stesso, la propria vita, le proprie paure con quegli animali che diventano per lui compagni e forse anche famiglia. È infatti risaputo che il giorno di Natale i primi ad incontrare il pastore sono proprio gli animali, all' alba. 

I famigliari devono attendere,.

Quando tutto va bene, l' ora di pranzo. Il gregge è una comunità, con la sua storia, la storia individua dei membri e la conoscenza collettiva che il tempo ha impartito ed affinato. L' occhio tagliato della capra conserva, nel vortice della rigenerazione e della continuità della vita, le immagini e le luci di un mondo antico e povero ma che, per forza di cose, ha dato a noialtri i natali. Quegli occhi, quel belato, quei colori sono gli stessi di quelli di secoli fa. Sono figlie, queste capre, delle capre dei nostri bisnonni e trisavoli e quindi condividono con noi, eredi umani, i ricordi e la visione di ciò che fummo. 

Domenico con la sua amica Maria, una delle sue caprette preferite.
Una amica particolare di Domenico, Maria una delle tante caprette.

Il gregge ha storie di comunità e di famiglia, ha ricordi belli e brutti, ha esperienza di salute e malattia, di fortuna e malasorte. Proprio come noi umani. Ed il pastore questo fa, diventa punto di congiunzione tra mondo umano e mondo naturale; in questo consiste la vera arte del pastore. Egli scopre e scruta, nel silenzio del bosco e sotto la danza armoniosa dell' alternanza siderale, l' alternarsi delle stagioni e della vita, la quiete e la vivacità, la forza e la caducità, la luna ed il sol rincorrersi sulle teste di uomini, animali e chiome verdi. il pastore è custode degli antichi misteri che dalla notte dei tempi tarlano la mente: la vita e la morte. 

Un selfie nella natura, Rusaria e Domenico
Un selfie nella natura, Rusaria e Domenico.

Nel gregge muore l' individuo ma non la sua entità perché questa entità è parte di qualcosa di più grande. Così succede, o dovrebbe succedere negli uomini. Muore il singolo ma non la sua persona. Ecco perché sono pastore, ecco perché ho compiuto questa scelta ed ecco perché scrivo romanzi. Perché credo fermamente che io abbia usufruito di una grande fortuna, ovvero l' attitudine naturale a prestarmi a questa antica conoscenza e sento sulle mie spalle la responsabilità di testimoniare, con storie e trame, tutto ciò di cui la mia famiglia ( come altre) è depositaria ormai da secoli. L' arte della pastorizia autentica e la tutela della cultura Occitana, storica e linguistica si Guardia Piemontese. Io a mio modo, mio fratello a suo modo, altri in altri modi, lottiamo, spesso sconfortati dalle vicende per fae sì che tutto ciò sopravviva alla tirannia del mondo nuovo, di questa epoca storica. Forse fallirò, forse falliremo ma non tutti i semi si perdono nel terreno arato. Anche solo uno ma germoglierà.


A coloro che si ostinano a chiedermi qual è allora il beneficio di tutta questa operazione se poi tutto ciò non è traducibile in economicità e agio personale, con modestia e senza troppi giri di parole, rispondo che ad oggi, né io né mai occhio umano ha visto una quercia alta e maestosa senza radici!

Domenico Iacovo Pastore Scrittore Traduttore Occitano

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