Caso dei fratellini massacrati di botte: condannato il 35enne. Madre dovrà affrontare il processo. La nonna assolta.
Giustizia per i due fratellini: condannato il compagno della madre. «Violenza disumana»
La Calabria torna a fare i conti con un caso di violenza domestica estrema che aveva suscitato profonda indignazione e sconcerto nell’opinione pubblica. Una vicenda agghiacciante di maltrattamenti familiari avvenuta nel Cosentino, dove due fratellini di appena 2 e 4 anni furono ripetutamente picchiati fino a riportare gravi fratture e traumi interni. Il più piccolo venne ricoverato in rianimazione all’ospedale dell’Annunziata di Cosenza, mentre il fratello maggiore fu trasportato d’urgenza al nosocomio di Paola con un braccio fratturato e lividi estesi in tutto il corpo.
La sentenza: 7 anni e 4 mesi per il compagno della madre
A distanza di tempo dai fatti, è arrivata la prima svolta giudiziaria. Il Gip del Tribunale di Paola, Maria Grazia Elia, ha condannato a 7 anni e 4 mesi di reclusione il 35enne ritenuto responsabile delle violenze sui bambini. L’uomo, che conviveva con la madre dei due piccoli, è stato ritenuto autore materiale delle percosse e delle condotte di maltrattamento abituale, confermate anche da referti medici e testimonianze.
La sentenza è stata emessa con rito ordinario e riconosce una responsabilità gravissima nei confronti dell’imputato, il cui comportamento è stato definito dal giudice come “violento, reiterato e privo di qualsiasi attenuante umana e familiare”.
Posizioni differenti per nonna e madre
Assolta invece la nonna materna dei bambini, inizialmente coinvolta nell’inchiesta per presunto concorso nei maltrattamenti. Per lei il Gip ha stabilito che “il fatto non sussiste”.
Diversa invece la posizione della madre dei due fratellini, che è stata rinviata a giudizio. Dovrà comparire davanti al Tribunale il prossimo 10 dicembre e risponderà dell’accusa di mancata protezione dei figli. La Procura dei Minori di Catanzaro è stata durissima nei suoi confronti: secondo gli atti, la donna avrebbe coperto e giustificato le violenze attribuendole a “banali incidenti domestici”, tentando così di depistare i medici e gli investigatori.
Nella documentazione depositata si legge:
«In detta situazione di assoluto e violentissimo maltrattamento dei minori di tenerissima età emergono gravissime le condotte e le dichiarazioni rese dalla madre volte a sminuire e giustificare ripetuti episodi violenti».
La ricostruzione dei fatti
Questa storia emerse quando i bambini furono portati più volte al pronto soccorso, prima a Paola e poi a Cosenza, con lesioni compatibili con percosse e maltrattamenti prolungati. Gli operatori sanitari, insospettiti dalla gravità e natura delle ferite, attivarono immediatamente le procedure di tutela minorile. Da lì partì l’indagine che portò all’intervento delle forze dell’ordine e alla successiva rimozione dei minori dal contesto familiare.
Su disposizione del Tribunale dei Minori, i fratellini sono stati affidati al padre naturale e alla nonna paterna, lontano da quel contesto di violenza che li aveva segnati fisicamente e psicologicamente.
Un fallimento sociale da non ignorare
Questa vicenda riaccende un doloroso interrogativo sulla tutela dei minori in Calabria e sulle falle nei controlli sociali e sanitari. Ancora una volta la violenza è esplosa tra le mura di casa, il luogo che dovrebbe garantire protezione e amore, trasformato invece in un incubo quotidiano.
Occorre ora interrogarsi sul ruolo delle istituzioni e della società civile. Serve un sistema di intervento più rapido ed efficace per individuare e fermare in tempo situazioni di abuso domestico. Ogni segnalazione deve essere ascoltata, ogni dubbio approfondito, ogni bambino protetto.
Perché ciò che è accaduto a questi due piccoli nel Cosentino non deve accadere mai più.