L'omicidio riporta alla mente le dinamiche mafiose degli anni bui. La comunità chiede sicurezza., lungo la trafficata Statale 18. Una scena che riporta la mente a pagine oscure della Calabria, di quelle che si sperava di aver voltato. La vittima è Giuseppe Corallo, 59 anni, meccanico del posto con diversi precedenti penali. È stato freddato con almeno cinque colpi di pistola al torace, esplosi da due uomini in scooter, con il volto coperto da caschi integrali.

L’agguato è avvenuto davanti a un’officina, in pieno giorno, in un luogo frequentato, a pochi metri dal mare. Non un caso, secondo chi indaga: una modalità brutale, pubblica, fredda. Un messaggio. Corallo è morto sul colpo. Sul posto sono giunti i carabinieri di Cetraro, supportati dalla compagnia di Paola e dal nucleo investigativo di Cosenza. La Procura ha aperto un fascicolo: l’ipotesi principale è quella di un regolamento di conti, forse legato a vecchie dinamiche del narcotraffico. L'omicidio ha suscitato sgomento nella comunità locale e tra le istituzioni. Il sindaco di Cetraro, Giuseppe Aieta, ha annullato il comizio previsto per la serata, definendo l'episodio "un'ulteriore escalation criminale senza precedenti" e sottolineando la necessità di un'azione decisa contro la criminalità organizzata.

Un ritorno al passato che non smette di fare paura

Corallo era uscito dal carcere pochi mesi fa. Aveva alle spalle reati pesanti: armi, droga, ricettazione. Nel 2018 fu fermato con un chilo di cocaina in auto, nei pressi di Palmi. Un dettaglio che oggi pesa come un macigno: perché potrebbe indicare un coinvolgimento in traffici più grandi di lui. Un intermediario? Un tassello di una rete più ampia? Forse. Di certo, la sua morte sa di regolamento, di resa dei conti interna a un mondo in cui la legge si scrive con la pistola.

Ma ciò che colpisce è il contesto. Siamo a Cetraro, nel 2025. Non in una fiction anni ’90. Eppure, le modalità dell’omicidio raccontano una normalità criminale che non se ne va, che continua a riaffiorare nonostante arresti, blitz, dichiarazioni, promesse. A un passo dal voto, l’ombra dell’intimidazione si allunga sul paese, lasciando sgomenta una comunità che da anni cerca di voltare pagina, ma che si ritrova ancora una volta costretta a guardare in faccia una violenza che si credeva sopita.

Una Calabria che continua a convivere con l’ombra

Ogni volta che accade un fatto del genere, la reazione è la stessa: shock, incredulità, rabbia. Ma poi tutto sembra scivolare nel silenzio. Come se fosse inevitabile. Come se esistesse una giustizia parallela, che sfugge alle regole dello Stato e risponde solo a codici oscuri. Il delitto Corallo è inquietante non solo per ciò che racconta del presente, ma per ciò che insinua del futuro: chi controlla davvero certi territori? Chi decide chi vive e chi muore?

A Cetraro, la risposta tarda ad arrivare. Le indagini sono solo all’inizio, e intorno alla figura di Corallo resta ancora più di una zona d’ombra. Ma una cosa è certa: chi ha sparato sapeva cosa stava facendo. Ha agito con determinazione, con un obiettivo preciso. Come se dietro quel nome, dietro quel corpo steso sull’asfalto, ci fosse una storia più grande, più intricata, ancora tutta da raccontare.