Omicidio di Marcello Bruzzese: la Cassazione conferma l’ergastolo e riconosce la matrice mafiosa
Delitto di Natale 2018 a Pesaro, esecutori condannati in via definitiva

La sera del Natale 2018, nella città di Pesaro, fu assassinato Marcello Bruzzese, fratello del collaboratore di giustizia Girolamo Biagio Bruzzese. L’agguato si consumò in pieno centro, quando la vittima era intento a parcheggiare il proprio veicolo nei pressi della sua abitazione. Venne colpito da diversi proiettili e morì sul colpo, in uno scenario che fin da subito è stato interpretato come un messaggio intimidatorio legato al ruolo svolto dal fratello nel sistema antimafia.
L’iter giudiziario e i condannati
Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia, individuarono nell’ergastolo la pena appropriata per Michelangelo Tripodi e Francesco Candiloro, ritenuti esecutori materiali del delitto. Le motivazioni della sentenza di primo grado parlarono di un piano ben architettato e collegato a strutture criminali con intenti trasversali. I giudici sottolinearono che l’agguato non era un semplice delitto isolato, ma parte di un disegno criminoso volto a colpire la rete dei collaboratori di giustizia.
Nei mesi successivi, la sentenza passò attraverso i gradi di appello e revisione, subendo impugnative da parte degli imputati e della Procura. Il procedimento si concluse il 13 settembre 2025, quando la Corte di Cassazione ha reso definitiva la condanna all’ergastolo per Tripodi e Candiloro, rigettando tutti i ricorsi e confermando integralmente la decisione dei tribunali precedenti.
Matrice mafiosa riconosciuta e “vendetta trasversale”
Nel confermare l’ergastolo, la Suprema Corte ha riconosciuto con chiarezza la matrice mafiosa dell’omicidio. Il delitto è stato qualificato come una vendetta trasversale, ordinata per colpire non solo un uomo ma una famiglia impegnata a collaborare con la giustizia. La corte ha evidenziato che la violenza non fu casuale né improvvisata, ma parte di una strategia criminale deliberata e collegata a contesti dell’‘ndrangheta calabrese.
Un simbolo di resistenza civile
L’omicidio di Marcello Bruzzese rappresenta una ferita profonda non solo per la famiglia, ma per l’intera società civile. Il suo sacrificio rimane testimonianza della posta in gioco nella lotta alla criminalità organizzata: un attacco a chi decide di dire la verità, una provocazione alle istituzioni. Con la condanna definitiva si chiude una fase giudiziaria, ma resta aperta la sfida morale e simbolica per continuare a difendere chi mette al centro la legalità e la memoria.