Il lupo della Sila, simbolo selvaggio di una natura rinata
Un predatore emblematico che, da simbolo di persecuzione, è diventato fiore all’occhiello della biodiversità calabrese
				Il Canis lupus italicus torna a popolare i boschi silani: storia, conservazione e sfide per il futuro
I lupi appenninici (Canis lupus italicus) popolano ancora oggi la Sila, una delle aree montane più vaste e suggestive d’Italia, che si estende tra le province di Cosenza, Catanzaro e Crotone. Frequenti nelle foreste fitte e nelle radure incontaminate dell’Altopiano Silano, questi predatori rappresentano il vertice della catena ecologica della regione e incarnano l’equilibrio tra uomo e natura. La loro presenza, tuttavia, non è solo una curiosità naturalistica: racconta una storia di scomparsa, rinascita e conservazione che affonda le radici nel cuore della Calabria.
La presenza perduta e il lento ritorno
Tra gli anni ’70 e ’80 il lupo appenninico sembrava destinato a scomparire. Cacciato senza tregua per secoli, perseguitato perché ritenuto una minaccia per gli allevamenti e vittima di leggende popolari, arrivò a contare meno di 100 esemplari in tutta Italia. La specie sopravviveva solo in aree isolate dell’Appennino centro-meridionale, tra Abruzzo, Molise e poche zone della Calabria interna.
Il declino era stato favorito anche dalla riduzione delle prede naturali, come i cervi e i caprioli, quasi scomparsi a causa della caccia intensiva. In quegli anni il lupo divenne simbolo di una battaglia ambientalista che portò a una svolta: nel 1971 venne dichiarato specie protetta e successivamente inserito tra le specie di interesse comunitario dalla Direttiva Habitat dell’Unione Europea.
Grazie a queste misure di tutela, al progressivo ripopolamento delle specie preda e a progetti di sensibilizzazione rivolti alle comunità rurali, il lupo ha iniziato una lenta ma costante ripresa. Oggi, secondo le stime ISPRA, in Italia vivono circa 3.300 esemplari, distribuiti lungo l’intero Appennino e sulle Alpi, e la Calabria rappresenta uno degli habitat più importanti.
I branchi della Sila
La Sila, con i suoi boschi di pini larici, faggi e abetine, i vasti altopiani e le aree umide, costituisce un ambiente ideale per il lupo. Qui trovano rifugio e cibo, grazie alla presenza abbondante di cinghiali, caprioli e, in alcune aree, cervi reintrodotti negli ultimi decenni.
Oggi, secondo i monitoraggi condotti dal Parco Nazionale della Sila e da diverse associazioni ambientaliste, vivono stabilmente almeno tre branchi consolidati. Ogni branco è composto da una coppia dominante, i cuccioli dell’anno e altri giovani non ancora indipendenti. La dimensione media varia tra 4 e 7 individui, ma in alcuni casi può raggiungere le 10 unità.
Il ritorno del lupo non è solo un successo conservazionistico, ma anche un indicatore ecologico: la sua presenza testimonia la buona salute dell’ecosistema silano, dove la catena alimentare si mantiene in equilibrio naturale.
Progetti di conservazione: Wolfnet e non solo
Tra le iniziative più significative c’è il progetto Wolfnet, coordinato dal Parco Nazionale della Sila in collaborazione con Legambiente e altre istituzioni scientifiche. L’obiettivo è duplice: monitorare costantemente le popolazioni di lupo attraverso fototrappole, analisi genetiche e tracciamenti sul campo, e ridurre i conflitti con le attività umane.
Gli allevatori, infatti, rappresentano i primi interlocutori nella gestione della specie. Proprio per questo sono stati introdotti programmi di prevenzione dei danni, come l’utilizzo di cani da guardiania di razza autoctona (es. pastore maremmano-abruzzese), recinzioni elettrificate e sistemi di sorveglianza. Sono previsti anche indennizzi economici per i capi di bestiame predati, in modo da ridurre le tensioni e favorire una convivenza pacifica.
Il Parco Nazionale della Sila, dal 2014 riconosciuto anche come Riserva della Biosfera UNESCO, si pone come laboratorio di buone pratiche, dove la tutela del lupo diventa parte integrante di una strategia di conservazione attiva.
Vita sociale e comportamento del lupo
Il lupo appenninico è un animale sociale, che vive in branchi caratterizzati da una rigida gerarchia. Alla guida c’è una coppia alfa – maschio e femmina dominanti – che è l’unica a riprodursi. La femmina partorisce in primavera, generalmente tra aprile e maggio, da 3 a 7 cuccioli che vengono accuditi da tutto il branco.
La comunicazione all’interno del gruppo è sofisticata: ululati, posture e segnali olfattivi permettono di coordinare le attività di caccia e difendere il territorio. Il branco occupa aree estese, che possono superare i 100 chilometri quadrati, e difende i confini da intrusioni di altri lupi.
La dieta è basata principalmente su ungulati selvatici – cinghiali, caprioli e cervi – ma non disdegna animali più piccoli come lepri e roditori. Solo in rari casi si avvicina ai centri abitati in cerca di cibo facile, soprattutto se il branco si trova in difficoltà.