Pasqualina Straface
Pasqualina Straface

Pasqualina Straface nasce a Corigliano Calabro nel 1969 e si avvicina prestissimo alla vita pubblica. A soli 22 anni entra nel circuito amministrativo locale, iniziando un percorso che la porta, nel 1993, alla sua prima elezione in Consiglio comunale. Non è un caso isolato di “vocazione precoce”: nel contesto degli anni Novanta, la politica calabrese viveva una stagione di forte partecipazione civica, ma anche di marcati personalismi.

Straface si muove subito con decisione: rieletta nel 1997, consolida il proprio profilo come amministratrice attiva e radicata nel territorio, costruendosi attorno una rete di relazioni sociali, associative e politiche.

Durante gli anni Duemila la sua presenza rimane costante, segnata da un impegno a sostegno del volontariato e dei progetti a favore delle fasce fragili. Questo tratto — spesso richiamato nei suoi interventi pubblici — diventerà parte del suo marchio identitario: una politica che vuole apparire vicina ai bisogni concreti e al tessuto sociale.

L’ascesa in Regione e il peso nella sanità calabrese

Il salto di qualità arriva nel 2021: candidata nella circoscrizione Nord con Forza Italia, Pasqualina Straface ottiene un numero significativo di preferenze e conquista un seggio in Consiglio regionale.

È l’inizio di una nuova fase: più esposizione mediatica, più responsabilità, più obiettivi ambiziosi.

Oggi è presidente della Terza Commissione, quella che si occupa di sanità, politiche sociali, formazione e cultura. Una commissione tanto prestigiosa quanto delicata, soprattutto in una regione come la Calabria, dove il sistema sanitario è storicamente fragile, commissariato e attraversato da criticità strutturali.

Nelle dichiarazioni pubbliche Straface parla spesso di “riforma”, “dignità”, “risposte per chi non ne ha”.

I testi legislativi presentati sono numerosi: proposte su dipendenze, welfare, salute pubblica, istruzione.

Ma come sempre, nella politica calabrese, la domanda non è quante volte si parla: è quanto di ciò che si propone diventa realtà tangibile.

Luci e ombre: l’altra metà del ritratto

Fin qui la parte luminosa del profilo. Ma ogni ritratto giornalistico serio deve occuparsi anche delle ombre — quelle che circolano, quelle sussurrate nei corridoi, quelle annotate dagli osservatori. E qui la figura di Pasqualina Straface si presta a letture più controverse.

Nel mondo politico regionale c’è chi sostiene che la sua incredibile popolarità elettorale — oltre 13.300 preferenze nella rielezione del 2025, un record — non sia solo il frutto di programmi e competenza, ma anche di un sistema di relazioni molto esteso, capillare, talvolta “troppo” efficace.

Qualcuno, con malizia, nota che certe impennate di consenso assomigliano più alla forza delle reti territoriali consolidate che a un endorsement spontaneo dei cittadini.

Altri osservatori sottolineano come la mole delle iniziative legislative a suo nome sia una lama a doppio taglio: tanta produzione può essere un segno di impegno… oppure la classica strategia politica per apparire iperattivi, pur sapendo che solo una piccola percentuale vedrà davvero la luce.

In privato — e talvolta anche in pubblico — c’è chi osserva che lo stile comunicativo di Straface tende a raccontare sempre la parte migliore della Calabria, ignorando o minimizzando ciò che invece non va. Un ottimismo istituzionale che alcuni giudicano “di facciata”, soprattutto quando lo si mette a confronto con ospedali in sofferenza, carenze infrastrutturali e disservizi quotidiani.

E poi, inutile negarlo, nel panorama politico calabrese c’è chi percepisce Straface come una figura dotata di grande abilità nel promuovere sé stessa e la propria immagine: eventi, presenze, dichiarazioni, foto ufficiali, attività social.

Una comunicazione sempre controllata, efficace, quasi studiata. E quando la comunicazione è troppo perfetta, il pubblico più attento si chiede: cosa c’è oltre la superficie?

Attenzione: nulla di tutto questo è illegale, nulla è dimostrato, nulla è affermato come verità.

Ma il giornalismo serio ha il dovere di riportare le percezioni diffuse, non per demolire la persona, ma per raccontare il contesto in cui si muove.

La prova dei fatti: tra promesse e realtà

La grande sfida di Pasqualina Straface oggi è una sola: trasformare la narrazione in risultati. Chi la critica sostiene che molte delle riforme annunciate non siano ancora diventate operative; chi la difende risponde che, in una regione complessa come la Calabria, qualunque cambiamento richiede tempo e compromessi.

Il punto è che la Calabria — specie nel settore sanitario — non ha più tempo da perdere.

E detenere la presidenza della commissione più sensibile impone un carico enorme: ogni promessa non mantenuta pesa il doppio, ogni ritardo diventa simbolico, ogni parola rischia di essere misurata con l’ostinata realtà dei fatti.

Il vero banco di prova, dunque, sarà la capacità di incidere realmente su ciò che più conta: modelli assistenziali più efficienti; riduzione delle liste d’attesa; servizi sociali più capillari; sostegno concreto alle fragilità;

trasparenza nella gestione della spesa pubblica; politiche inclusive che non restino slogan. Il tempo della politica “di racconto” sta finendo. In Calabria serve politica “di risultato”.

La donna politica dietro il personaggio pubblico

Al di là del ruolo istituzionale, il profilo umano di Pasqualina Straface racconta la storia di una persona determinata, apparentemente inflessibile, abituata a muoversi in un sistema difficile.

Amata da chi la sostiene come esempio di risalita e resistenza, discussa da chi vede in lei un modello di politica troppo vicino agli equilibri di potere tradizionali.

È, a conti fatti, una figura che divide: e questo, in politica, è spesso il segno di chi conta qualcosa.

Perché continuare a seguirla

Raccontare chi è Pasqualina Straface significa raccontare un pezzo della Calabria di oggi: ambiziosa e complicata; generosa e imprevedibile; bisognosa di cambiamenti strutturali ma ancora prigioniera di vecchie dinamiche.

Straface è una protagonista di questo tempo: un personaggio politico che, nel bene e nel male, rappresenta uno dei volti della nuova classe dirigente regionale.

Continuerà a dividere? Probabilmente sì. Continuerà a essere centrale nel dibattito calabrese? Quasi sicuramente. E continuerà ad avere occhi puntati addosso? Assolutamente sì — anche i nostri, anche quelli della stampa. Perché la politica, soprattutto qui, va raccontata senza timori, senza filtri, senza sconti.

E questo ritratto — luci, ombre e zone grigie — è il primo capitolo di un progetto editoriale che seguirà, giorno dopo giorno, i protagonisti della Calabria che decide.

Domani sarà un altro nome. Oggi, il riflettore è su Pasqualina Straface.