L'arresto di Silvio Farao
L'arresto di Silvio Farao

Il clan Farao‑Marincola rappresenta l’evoluzione più sofisticata del fenomeno mafioso calabrese. Capace di nascondersi dietro imprese lecite, con capacità di infiltrazione politica e imprenditoriale, ha dimostrato che la lotta contro la ‘ndrangheta deve puntare non solo alle manette ma anche alla dissociazione dell’economia e della politica dal cancro mafioso.

Radici e struttura

Nata dall’alleanza delle famiglie Farao e Marincola, la cosca ha consolidato il suo dominio a Cirò e Cirò Marina fin dagli anni Ottanta. Grazie a investimenti in imprese lecite —dall’agroalimentare alla gestione dei rifiuti — è riuscita a travalicare i confini tradizionali della criminalità organizzata, modellandosi su quelli di una vera holding criminale.

Momento di svolta e presenza nel “Crimine”

Dopo la morte del boss “Nick” Aloe, l’ascesa fu rapida: i fratelli Giuseppe e Silvio Farao insieme a Cataldo Marincola consolidarono il controllo territoriale e furono riconosciuti all’interno del “Crimine”, la massima struttura decisionale della ’ndrangheta, assumendo un ruolo di primo piano a livello regionale e nazionale.

Infiltrazioni economiche e politiche

Il clan ha stretto un’infrastruttura di controllo dentro la vita locale: amministrazioni comunali, attività pubbliche, imprenditoria agricola, edile e di servizi. Ha imposto la propria influenza su panifici, onoranze funebri, slot machine, ristorazione e gestione migranti, infiltrando scelte amministrative e appalti.

Operazione “Stige”: maxi-blitz tra Italia e Germania

Nel gennaio 2018 è stata avviata l’operazione “Stige”, coordinata dalla Dda di Catanzaro, che ha portato all’arresto di circa 169 affiliati in Italia e Germania e al sequestro di beni per oltre 50 milioni di euro. Sindaci e dirigenti locali sono tra gli arrestati, mentre il sequestro delle attività ha dimostrato la solidità del controllo criminale esercitato dal clan.

Livello strategico e funzionale

Le indagini successive e il maxi-processo hanno confermato la trasformazione del clan in un’entità “imprenditoriale”: la ‘ndrina ha gestito interi segmenti dell’economia, dal mercato ittico ai rifiuti, dal gioco alle immigrazioni. Il potere si è mantenuto anche dopo le inchieste, ora riorganizzato sotto la guida di nuovi vertici familiari.