Cosca Iamonte: tra affari, potere e radicamento territoriale
Origini, espansione e operazioni anticrimine: ecco la mappa di una delle ‘ndrine più influenti del panorama mafioso calabrese.

La cosca Iamonte affonda le sue radici a Melito di Porto Salvo, in Calabria. Fu guidata per decenni da Natale Iamonte, un ex macellaio che consolidò il potere uccidendo il capobastone locale e cogliendo nuove opportunità criminali ed economiche. All’inizio degli anni Settanta, gestì l’assegnazione di enormi appalti pubblici – come quelli per la costruzione della Liquichimica di Saline Joniche – utilizzandoli come base per un’influenza sempre più consolidata in Calabria.
Le attività illecite e le alleanze
Gli Iamonte si dedicarono a traffico di droga, armi, riciclaggio e appalti gonfiati. La costruzione della Liquichimica divenne strumento per favorire movimentazioni illegali che includevano trasporti di armi e droga, grazie anche al porto interno della raffineria, usato come base logistica. Allo stesso tempo, intrecciarono rapporti con mafiosi siciliani per rafforzare la propria presenza criminale.
Espansione oltre i confini regionali
Nel tempo, la cosca ha esteso la sua penetrazione anche al Nord in regioni come Lombardia, Piemonte, Liguria, Toscana e Valle d'Aosta. A Desio e zone limitrofe, per esempio, gli Iamonte hanno esercitato un controllo significativo per decine di anni. In Calabria hanno rafforzato le alleanze con storiche famiglie locali, come i Moscato e i Malacrinò.
Le operazioni antimafia e i colpi giudiziari
La giustizia ha colpito duramente la cosca. Le operazioni “The Shock” e “Perfido” hanno smantellato parte degli affari criminali nei primi mesi del 2020. Nel 2017, l’inchiesta “Ada–Sipario” ha portato a condanne per oltre duecento anni complessivi tra affiliati e dirigenti del clan. Incluso nella mappa degli indagati, un commercialista locale è stato destinatario di una confisca da due milioni di euro con l’accusa di essere fiduciario della cosca per la gestione contabile delle attività illecite.
Eredità criminale e successione familiare
Dopo la morte di Natale Iamonte nel 2015, il comando sarebbe passato ai figli, Vincenzo e Giuseppe. Quest’ultimo fu latitante dal 1993 fino all’arresto nel 2005, per poi essere condannato a 15 anni. Morì nel 2019 in circostanze legate a una caduta accidentale in bicicletta.