Pesce contaminato
Pesce contaminato

La Calabria, con i suoi 800 km di costa, è una delle regioni italiane più esposte alle problematiche legate all'inquinamento marino e alla sicurezza alimentare del pescato. Recenti studi e indagini hanno evidenziato una serie di criticità che coinvolgono sia l'ecosistema marino che la salute dei consumatori.

Inquinamento marino e contaminazione del pescato

Secondo il rapporto "Mare Monstrum 2024" di Legambiente, la Calabria si colloca al quarto posto in Italia per numero di reati ambientali legati al mare, con 2.371 illeciti accertati. Tra le principali infrazioni figurano la pesca illegale, la mala depurazione e lo smaltimento illecito dei rifiuti, che compromettono la qualità delle acque e la biodiversità marina. Particolarmente preoccupante è la presenza di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS), in particolare l'acido perfluorottansolfonico (PFOS), nel pescato calabrese. Analisi condotte da Arpacal tra il 2021 e il 2023 hanno rilevato contaminazioni significative in specie come triglie, naselli e cicale di mare, con concentrazioni che in alcuni casi superano i limiti di sicurezza previsti dal Regolamento europeo 2022/2388. 

Moria di pesci e diffusione di virus

Nel corso del 2024, le coste calabresi hanno registrato episodi di moria di pesci, in particolare cernie, spigole e orate. Le analisi effettuate dall'Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno hanno identificato la presenza del betanodavirus, agente patogeno responsabile della encefalo-retinopatia virale nei pesci. Sebbene non rappresenti un pericolo diretto per l'uomo, la diffusione di questo virus indica un deterioramento delle condizioni ambientali marine. 

Consumo di pesce crudo: rischi e normative

Il consumo di pesce crudo, sempre più diffuso anche in Calabria, comporta rischi sanitari legati alla presenza di parassiti come l'Anisakis. Per prevenire infezioni, la normativa europea (Regolamento CE 853/2004) impone che il pesce destinato al consumo crudo sia sottoposto a un trattamento di bonifica preventiva, mediante abbattimento a -20°C per almeno 24 ore.  Tuttavia, la presenza di contaminanti chimici come i PFAS nel pescato solleva ulteriori preoccupazioni. Queste sostanze non vengono eliminate con l'abbattimento termico, rendendo necessaria una maggiore attenzione nella selezione e nel controllo del pesce destinato al consumo crudo. La situazione attuale richiede un intervento coordinato tra istituzioni, enti di controllo e operatori del settore ittico per garantire la sicurezza alimentare e la tutela dell'ecosistema marino calabrese. È fondamentale intensificare i controlli sulla qualità delle acque e del pescato, promuovere pratiche di pesca sostenibile e sensibilizzare i consumatori sui rischi legati al consumo di pesce crudo non adeguatamente trattato.