Malattie cardiovascolari: il Sud resta indietro, Calabria maglia nera per mobilità sanitaria
Nonostante i progressi nazionali nella lotta alle patologie del cuore, nel Mezzogiorno – e in Calabria in particolare – persistono disuguaglianze gravi nei tassi di ricovero, prevenzione e mortalità

Negli ultimi vent’anni, l’Italia ha registrato un netto miglioramento nella mortalità per malattie cardiovascolari. Tuttavia, questo progresso non ha coinvolto in modo uniforme tutte le Regioni: il Sud rimane indietro, segnato da alti tassi di ricovero, ritardi nella prevenzione e una preoccupante fuga sanitaria verso il Nord. Lo evidenzia il secondo rapporto su Equità e Salute nelle Regioni dell’Istituto superiore di sanità (Iss).
Calabria: la punta dell’iceberg della disuguaglianza sanitaria
Tra tutte le Regioni del Mezzogiorno, è la Calabria a mostrare i dati più allarmanti. Nel 2023, il 29,5% dei pazienti calabresi che necessitavano di un bypass aortocoronarico ha dovuto spostarsi in altre Regioni per ricevere cure adeguate. Si tratta del tasso più alto d’Italia. Per gli interventi alle valvole cardiache, il Sud ha toccato un picco del 27% di mobilità sanitaria, con una lieve flessione solo dopo la pandemia.
Questa migrazione forzata per curarsi è sintomo di un sistema sanitario locale in affanno, incapace di garantire trattamenti specialistici tempestivi e di qualità.
Ricoveri per infarto: Sud ancora in ritardo
A livello nazionale, il tasso di ricovero per infarto è calato sensibilmente: -20% negli uomini (da 270 a 208 casi ogni 100.000 abitanti) e -34% nelle donne. Ma i dati del Sud restano sopra la media, con 223 ricoveri negli uomini e 78 nelle donne, contro valori sensibilmente più bassi al Centro e al Nord. In altre parole, le Regioni meridionali registrano più infarti, più tardi e spesso con minori possibilità di cura sul territorio.
Anni di vita persi: il cuore pesa di più nel Mezzogiorno
Le malattie cardiovascolari sono ancora tra le principali cause di morte in Italia. Nel 2021, si sono registrati 266 decessi per 100.000 abitanti, in netto calo rispetto ai 904 del 1980. Ma nel Mezzogiorno i tassi di mortalità restano superiori alla media nazionale, contribuendo in modo significativo agli anni di vita persi: il 20% negli uomini e il 16% nelle donne.
In Calabria, come nel resto del Sud, queste patologie non solo mietono più vittime, ma lo fanno in età più giovane, con impatti devastanti su famiglie e comunità.
Sedentarietà e obesità: stili di vita da correggere
Il rapporto ISS lancia infine un campanello d’allarme sui comportamenti a rischio. La sedentarietà è aumentata dal 23% al 28% della popolazione, mentre un italiano su dieci è obeso e uno su tre è in sovrappeso. Ancora una volta, i dati peggiori si riscontrano nel Sud Italia, dove si sommano condizioni socio-economiche fragili, scarsa educazione alimentare e mancanza di accesso allo sport e alla prevenzione.
Colmare il divario è una priorità
Il quadro tracciato dal rapporto dell’ISS è chiaro: l’Italia ha fatto passi avanti nella cura del cuore, ma ha lasciato indietro il Sud. La Calabria, in particolare, rappresenta un’emergenza sanitaria nazionale: non bastano più i buoni propositi, servono investimenti reali in infrastrutture sanitarie, prevenzione e personale medico. Perché la salute non può essere questione di geografia.