“Per ottenere il posto bisogna pagare”: 228 euro per la matricola e 70 per le “spese”, ma anche il corpo

Alla fine del colloquio, arriva la parte peggiore: “Per entrare serve una matricola: 228 euro. E ci sono altre spese, 70 euro. Ma se vuoi… possiamo trovare un altro modo di pagare.”

Il sottotesto è chiarissimo. E se non bastasse, lo dice anche in modo esplicito. Tra un complimento viscido e l’altro, le fa capire che vorrebbe portarla a letto. Che “con lei ci andrebbe volentieri”, perché è bella, gli piace. “Se non eri bella, ti avevo già mandato a fanculo” – le dice senza mezzi termini.

Inizia poi a parlare di vestiti, minigonne, di una sarta che “arriverà come a Sanremo”, cita Maria De Filippi e si atteggia come uno che può vestire una donna con lo stesso budget di un festival. Parla di Ferrari, Lamborghini, barche, e si atteggia a gallina dalle uova d’oro quando in realtà ha solo il piumaggio del truffatore da bar.

Millanta collegamenti con “Sandokan” e i “casalesi”, come se bastasse fare nomi mafiosi per incutere timore o, peggio, rispetto. Un teatrino, una sceneggiata. Tragicamente efficace.

Il secondo incontro: o sesso o niente lavoro. E il bluff crolla davanti alle telecamere delle Iene

Al secondo appuntamento, Manuela deve decidere: cedere al ricatto sessuale o rinunciare al lavoro. Chiede se anche le altre ragazze abbiano ricevuto proposte simili. “Nessuno saprà mai niente” – risponde lui.

Una frase che sa di minaccia più che di rassicurazione. Ma Manuela non cede. Nonostante il bisogno, nonostante la disperazione. E mentre l’uomo continua a parlare di “weekend di corsi”, di cene insieme, di “amicizie importanti”, e tenta ancora l’abbordaggio, arriva la giornalista delle Iene, Nina Palmieri.

Lo becca in un bar. Lui si difende in modo grottesco, dice che le Iene lo stanno “occultando”, non si capisce cosa voglia dire. Tenta la fuga. Poi, quando gli ricordano le sue richieste di foto osé e minigonne, non smentisce. Semplicemente cambia discorso.

Truffe di lavoro: quando il bisogno incontra la vergogna umana

Quello che colpisce, oltre alla truffa in sé, è il meccanismo perverso su cui si regge: la fame di lavoro. Senza di essa, questo tipo di delinquenti non avrebbe potere.

E invece il bisogno crea terreno fertile. Ti porta a dubitare del tuo istinto. Ti fa dire “forse ho capito male”, anche quando tutto ti urla che stai finendo in una trappola.

Manuela ha avuto il coraggio di parlare. Ma quanti, nella sua stessa posizione, scelgono il silenzio per vergogna o paura? Quante donne vengono ricattate, illuse, umiliate?

Questa non è solo una storia di truffa. È la fotografia di un’Italia che ha lasciato troppe persone sole. E dove ancora oggi, nel 2025, c’è chi crede che il sesso possa sostituire un curriculum.