Quando un bambino muore, muore una parte di tutti noi
Una morte inspiegabile e crudele: a Vibo Valentia si piange un bambino che aveva appena iniziato a vivere

Una tragedia silenziosa, di quelle che arrivano all’improvviso e lasciano una ferita profonda, difficile da spiegare e impossibile da dimenticare. Il decesso del neonato di appena quattro mesi, spirato all’ospedale dell’Annunziata di Cosenza dopo un disperato tentativo di salvataggio, ha sconvolto un’intera comunità, lasciando un senso di sgomento che va oltre i confini di Vibo Valentia.
Il piccolo era arrivato venerdì scorso con febbre alta, vomito e dissenteria. I genitori, preoccupati, lo avevano portato subito al Pronto soccorso dello Jazzolino. Lì, però, la situazione è precipitata: il bimbo sarebbe andato in arresto cardiaco. I medici sono riusciti a rianimarlo e a stabilizzarlo, predisponendo il trasferimento urgente in elisoccorso al reparto di Terapia intensiva neonatale dell’Annunziata. Ma ogni sforzo, ogni speranza, si è infranta nel giro di poche ore. Il piccolo non ce l’ha fatta.
Le prime ipotesi cliniche parlano di uno shock da disidratazione come possibile causa del peggioramento improvviso, ma saranno gli accertamenti successivi a fare piena luce sulle condizioni che hanno portato al decesso.
Un dolore che appartiene a tutti
Nessuno, in questi giorni, riesce a parlare della vicenda senza un nodo in gola. A Vibo Valentia, tra le strade del centro e nei quartieri, nei gruppi di mamme, tra i medici, negli ambienti scolastici e parrocchiali, il dolore è collettivo.“Non si può morire così, a quattro mesi. È disumano anche solo pensarlo”.
In molti si sono stretti in un silenzio carico di rispetto, quasi incapaci di esprimere a parole lo smarrimento e la rabbia silenziosa che eventi come questo provocano. Non si tratta solo della perdita di una vita tanto piccola, quanto dell’impossibilità di darle un senso, una spiegazione. Un dolore che scuote anche chi non conosceva direttamente la famiglia, ma che riconosce in quel volto mai visto il riflesso del proprio figlio, nipote, fratellino.
Le domande inevase
Come accade spesso in questi casi, oltre alla commozione, si fanno strada anche le domande. Poteva essere evitato? Si è fatto tutto il possibile e nei tempi giusti? I sintomi – febbre, vomito, dissenteria – sono tra i più comuni nei neonati, ma come si è passati a un arresto cardiaco e poi alla morte?
Il personale sanitario ha agito con tempestività e competenza, ma nonostante ogni sforzo, il destino del piccolo era già segnato. Resta comunque la necessità – per dovere verso la famiglia e verso la comunità – di fare piena chiarezzasull’intera catena degli eventi: dai primi sintomi, al soccorso, fino al tragico epilogo a Cosenza.
Un appello al futuro
Questa tragedia non può restare solo un ricordo doloroso. Deve diventare anche un monito. Un richiamo a investire sempre di più in prevenzione, formazione pediatrica, informazione sanitaria per le famiglie, e nel rafforzamento delle strutture ospedaliere del territorio. In zone dove la sanità pubblica lotta ogni giorno contro carenze e ritardi, ogni secondo può fare la differenza tra la vita e la morte.
Intanto, in silenzio, una comunità intera piange un bambino che non ha avuto il tempo di scoprire il mondo, ma che – suo malgrado – ci ricorda quanto fragile sia la vita, e quanto forte debba essere il nostro impegno per proteggerla.