L’ex sindaco di Melissa, Raffaele Falbo, è stato assolto con la formula più ampia, «perché il fatto non sussiste», dal Tribunale di Crotone presieduto da Edoardo D’Ambrosio. Il processo vedeva Falbo imputato per induzione indebita, dopo una modifica del capo d’accusa originariamente formulato come concussione aggravata con finalità mafiose.

Il pubblico ministero Elio Romano aveva chiesto una condanna a sei anni e sei mesi di reclusione, ma i giudici hanno rigettato integralmente la ricostruzione accusatoria.

L’origine del processo e la svolta in aula

La vicenda era nata dalla denuncia di un imprenditore, amministratore della società che gestiva il depuratore comunale, il quale aveva riferito di pressioni da parte dell’allora sindaco affinché assumesse una persona legata da vincoli di parentela a un esponente della cosca Farao-Marincola.

Durante il dibattimento, però, lo stesso imprenditore ha smentito di avere ricevuto minacce o condizionamenti, facendo cadere uno dei cardini dell’accusa. La Procura antimafia aveva già derubricato l’imputazione da concussione aggravata a induzione indebita, mentre la difesa — rappresentata dagli avvocati Antonello Talerico e Giuseppe Peluso — aveva evidenziato come alcune presunte prove a carico di Falbo risalissero a periodi antecedenti alla sua elezione.

Le parole di Falbo dopo la sentenza

All’uscita dall’aula, l’ex sindaco ha espresso sollievo e gratitudine per la decisione del Tribunale:
«Dopo anni di angoscia e una battaglia combattuta nel silenzio e nel rispetto delle istituzioni, questa sentenza mette fine a un incubo. ‘Il fatto non sussiste’ riafferma una verità che non ho mai smesso di custodire nel cuore».

Falbo parla di una decisione che «restituisce onore e dignità» e che conferma «la correttezza con cui ho sempre servito i miei concittadini».

Una vicenda giudiziaria lunga e complessa che si conclude con un’assoluzione piena e definitiva per l’ex primo cittadino di Melissa.