Nicola Acri, da “Occhi di ghiaccio” boss di Rossano a collaboratore di giustizia
Il travagliato percorso di un capo ’ndrangheta spietato: ascesa criminale, latitanza, omicidi efferati, arresto, carcere duro e il sorprendente passaggio a pentito

Nicola Acri incarna una delle figure più emblematiche della ‘ndrangheta calabrese: criminale feroce, stratega implacabile, ma anche prezioso collaboratore dello Stato. Le sue rivelazioni hanno già portato a nuove indagini e arresti e restano fondamentali per far luce sulle strutture mafiose joniche.
Un soprannome che incute timore
Nicola Acri, nato nel 1979 a Rossano (Cs), è divenuto noto nell'ambiente criminale come “Occhi di ghiaccio”, soprannome dovuto sia al colore penetrante dei suoi occhi, sia alla sua spietatezza. Si racconta che spesso sparasse con due pistole contemporaneamente, segno della sua freddezza e determinazione.
L’ascesa fulminea
Già a soli 21 anni Acri aveva conquistato la leadership della cosca di Rossano, strettamente collegata al clan degli Abbruzzese di Cassano allo Ionio. La sua abilità criminale lo rese rapidamente uno degli uomini più pericolosi della zona, parte integrante della rete mafiosa jonica con ramificazioni anche in Germania e al Nord Italia.
Crimini di inaudita violenza
Condannato all’ergastolo, Acri è accusato di almeno cinque omicidi. Tra i più efferati, c’è quello di Primiano Chiarello, brutalmente smembrato e sciolto nell’acido. Coinvolgimenti a omicidi di portata nazionale, come la strage di Strongoli del 2000, hanno segnato la sua carriera criminale e contribuito alla sua fama.
Latitanza e arresto
Dopo anni di latitanza, Acri è stato arrestato nel novembre 2010 a Bologna, al termine di un’indagine che lo aveva inserito nell’elenco dei latitanti più pericolosi. L’arresto ha portato a una vasta operazione contro il clan, con decine di arresti e il sequestro di beni per decine di milioni di euro.
Carcere duro e scelta del pentimento
Sottoposto al regime del 41‑bis, ha trascorso oltre un decennio in isolamento. Nel maggio 2021 ha deciso di collaborare con la giustizia, diventando uno dei principali pentiti della ‘ndrangheta jonica. Da allora ha contribuito con dichiarazioni e dettagli sul funzionamento interno delle cosche, sugli omicidi e sulle alleanze tra clan.
Rivelazioni sul clan e alleanze mafiose
Durante i suoi interrogatori e processi, Acri ha ricostruito i summit mafiosi tra Rossano, Cirò Marina e Cassano allo Ionio, ha descritto le tensioni tra fazioni (tra “zingari” e “italiani”) e deciso il coinvolgimento della cosca in dinamiche omicide..