Vibo Valentia: Blitz in Comune, sotto inchiesta 20 anni di amministrazione
Le due ipotesi di reato formulate dal pm della Dda di Catanzaro, Antonio De Bernardo sono: concorso esterno in associazione mafiosa e illecita concorrenza con minaccia o violenza aggravata dal metodo e dalle finalità mafiose. È il frutto dell’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, Antonio De Bernardo, che lunedì scorso si è sviluppata con il blitz della Guardia di Finanza all’interno del palazzo municipale della città capoluogo. L’inchiesta è condotta dal Nucleo Operativo e dal Nucleo Mobile della Guardia di finanza di Vibo Valentia la quale il 2 ottobre scorso – per come si evince dal decreto di acquisizione di atti notificato al sindaco, Maria Limardo, ed ai dirigenti comunali Adriana Teti e Filippo Nesci – ha inviato alla Dda di Catanzaro una nota per l’acquisizione al Comune di una voluminosa serie di documenti amministrativi.
La Dda sta indagando sull’attività del Comune, in minima parte su quella portata avanti dall’amministrazione attuale, guidata da circa 100 giorni dal sindaco Maria Limardo, e nella stragrande maggioranza con riguardo a quelle precedenti, tant’è che – sembra – sia addirittura stata acquisita documentazione risalente ai primi anni 2000. Numerosi i settori interessati dall’azione dei “baschi verdi” alla ricerca di possibili condizionamenti delle attività amministrative del tempo: dall’impiantistica sportiva (molti infatti i morosi) ai venditori ambulanti, dall’illuminazione pubblica ai vari capitolati di appalto fino alle manifestazioni fieristiche. Ed altro ancora: al vaglio le delibere di Giunta, quelle di Consiglio, le numerose determine, le variazioni di bilancio, soprattutto quelle recanti cifre corpose, che hanno ottenuto il placet dell’assemblea civica, gli affidamenti dei lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria alle ditte e se è stato adottato il criterio di rotazione delle stesse.
E ancora, fari potrebbero essere accesi sui contenziosi, magari anche quelli davanti la giustizia amministrativa per l’affidamento degli appalti relativi a imponenti opere pubbliche, nonostante i ribassi anche del 63% avessero portato già la procura ordinaria ad avviare indagini. Senza poi tralasciare la questione dell’affidamento della gestione dei migranti sbarcati al porto di Vibo, tra il 2015 e il 2018, che hanno visto aziende finire nel mirino della Prefettura con l’emissione di interdittive antimafia, e i pagamenti nei confronti della Augustus Prociv. E ancora, la rete idrica e fognaria; al riguardo, proprio su quest’ultimo settore non possono non passare inosservate le dimissioni di ben quattro Rup nel giro di pochi mesi per quanto concerne il progetto “Maione” del quale si sta aspettando la nomina di una nuova figura.
Tutti i documenti acquisiti saranno ora minuziosamente analizzati dagli investigatori alla ricerca di riscontri e di ulteriori elementi finalizzati a rafforzare un’inchiesta che sta scuotendo “palazzo Luigi Razza” e che appare già ben indirizzata e con ipotesi di reato precise quanto gravi a carico di soggetti già in parte individuati ed iscritti dalla Dda sul registro degli indagati. Gli elementi sinora acquisiti dalla Guardia di finanza e dal pm antimafia, Antonio De Bernardo, ipotizzano un’azione amministrativa illecita da parte del Comune di Vibo che avrebbe di fatto agevolato ditte e soggetti in odor di mafia. Un’indagine che potrebbe registrare a breve risvolti più che clamorosi ed alla quale guarda con la massima attenzione anche la Prefettura di Vibo Valentia. L’invio di una Commissione di accesso agli atti al Comune di Vibo Valentia da parte dell’Ufficio territoriale di Governo per accertare infiltrazioni e condizionamenti mafiosi nella vita dell’ente è infatti a questo punto tutt’altro che improbabile (F.te Il Vibonese)
FONTE IL QUOTIDIANO DEL SUD