Sanità calabrese al collasso: la Calabria affronta una crisi senza precedenti
Carenza di medici, strutture insufficienti e migrazione sanitaria in crescita

Gli ospedali chiusi dal 2010: un sistema depotenziato
A partire dal 2010, come tutti ricorderanno, nell'ambito del Piano di Rientro Sanitario previsto dalla Giunta Scopelliti, in Calabria sono stati chiusi 18 ospedali, provocando una riduzione significativa dell'assistenza ospedaliera, soprattutto nelle aree interne. Parliamo di:
- Provincia di Cosenza: Cariati, Corigliano, Lungro, Mormanno, San Marco Argentano, Rogliano, Acri, Trebisacce, Praia a Mare
- Provincia di Vibo Valentia: Soriano, Nicotera
- Provincia di Catanzaro: Chiaravalle Centrale
- Provincia di Reggio Calabria: Taurianova, Cittanova, Palmi, Oppido Mamertina, Siderno, Scilla
Queste chiusure hanno lasciato ampie aree della regione prive di pronto soccorso e reparti specialistici, costringendo molti cittadini a percorrere lunghe distanze per accedere a cure adeguate.
Sanità calabrese al collasso
Personale insufficiente e liste d'attesa interminabili
Oltre alla chiusura degli ospedali, la Calabria soffre di una drammatica carenza di personale sanitario. Secondo le stime, mancano almeno 2.500 medici e infermieri nelle strutture ancora operative. I pronto soccorso, anche in città come Reggio Calabria e Cosenza, sono spesso in condizioni di sovraffollamento cronico, con tempi d’attesa che possono superare le 12 ore.
Le liste d’attesa per esami diagnostici e visite specialistiche sono tra le più lunghe d’Italia: per una risonanza magnetica si può attendere fino a un anno, mentre un intervento chirurgico programmato può subire rinvii indefiniti.
L’esodo sanitario: la Calabria paga per curarsi altrove
L’inefficienza del sistema sanitario pubblico ha spinto molti calabresi a cercare cure fuori regione. La Calabria è tra le prime regioni italiane per "emigrazione sanitaria", con migliaia di pazienti che si spostano ogni anno verso ospedali del Nord Italia, soprattutto in Lombardia ed Emilia-Romagna.
Questa fuga sanitaria comporta un’enorme spesa per la Regione, che ogni anno versa centinaia di milioni di euro alle strutture sanitarie di altre regioni per coprire le cure dei propri cittadini. Un paradosso che impoverisce ulteriormente il sistema sanitario locale.

L’ombra della privatizzazione
Mentre il sistema pubblico si sfalda, il settore sanitario privato sta crescendo rapidamente. In Calabria, molte cliniche private offrono servizi a pagamento, diventando spesso l’unica alternativa per chi ha bisogno di cure tempestive. Questo ha sollevato polemiche e sospetti su un processo di privatizzazione strisciante, che favorisce chi può permettersi di pagare a scapito delle fasce più deboli della popolazione.
La necessità di un’inversione di rotta
La chiusura degli ospedali in Calabria, motivata dalla necessità di risanare il bilancio sanitario, ha avuto conseguenze disastrose per la salute pubblica. In questo momento storico la regione si trova di fronte a una crisi senza precedenti, con strutture insufficienti, personale ridotto e migrazione sanitaria fuori controllo.
Nuove strutture ospedaliere in arrivo?
Per affrontare la crisi del sistema sanitario, la Regione Calabria ha avviato la costruzione di tre nuovi ospedali, che dovrebbero entrare in funzione nei prossimi anni:
- Ospedale della Sibaritide → previsto per il 2025
- Ospedale di Vibo Valentia → previsto per la primavera del 2026
- Ospedale della Piana di Gioia Tauro → previsto per il 2027
Queste nuove strutture dovrebbero aggiungere circa 1.000 posti letto al sistema sanitario regionale, contribuendo a potenziare l'assistenza ospedaliera. Tuttavia, resta da vedere se l’apertura di questi nuovi ospedali sarà sufficiente a colmare il divario creato dalle chiusure degli ultimi anni.