Santuario di Polsi, tra devozione mariana e identità della Calabria
Un luogo di fede e tradizione nel cuore dell’Aspromonte, simbolo culturale ma anche segnato dalle ombre della ’ndrangheta

Nascosto tra le montagne dell’Aspromonte, nel comune di San Luca, il Santuario della Madonna di Polsi rappresenta da secoli uno dei luoghi di culto più evocativi e frequentati della Calabria. Raggiungibile solo attraverso strade tortuose che si snodano tra boschi e vallate, la sua posizione isolata conferisce alla struttura un’aura mistica che affascina pellegrini e visitatori. Fondato secondo la tradizione nell’XI secolo da Ruggero il Normanno, il santuario è dedicato alla Madonna della Montagna ed è ancora oggi meta di pellegrinaggi che culminano ogni anno con la grande festa di settembre. Le processioni, i canti e le danze popolari che accompagnano i riti religiosi restituiscono un’immagine di devozione autentica e radicata, capace di fondere spiritualità e cultura popolare.
Tra fede e identità culturale della Calabria
Il fascino del santuario non si esaurisce nella dimensione religiosa. Polsi è da sempre un luogo in cui si intrecciano tradizioni, memoria collettiva e identità territoriale. Per i calabresi, in particolare per le comunità dell’Aspromonte, recarsi a Polsi significa rinnovare un legame antico con la propria terra, tramandare usanze e riconoscersi in un patrimonio condiviso. Le celebrazioni mariane sono accompagnate da momenti di festa civile, musica folklorica, scambi culturali e riti che riportano indietro nel tempo, quando la religione scandiva i ritmi della vita quotidiana. È proprio questa fusione tra spiritualità e cultura a rendere Polsi un simbolo unico, capace di attirare studiosi, antropologi e turisti che cercano di coglierne l’essenza profonda. Il santuario diventa così specchio della Calabria, una regione complessa, sospesa tra modernità e tradizione, fede e ritualità popolare.
Ombre e fraintendimenti: l’ombra della ’ndrangheta
Accanto al valore spirituale e culturale, il santuario di Polsi porta con sé anche un’eredità controversa. Nel corso dei decenni, le cronache hanno raccontato come proprio in occasione delle celebrazioni religiose la ’ndrangheta abbia trovato il contesto per riunioni, rituali e momenti di riconoscimento interno. Questa sovrapposizione, alimentata da inchieste giudiziarie e resoconti giornalistici, ha contribuito a oscurare in parte l’immagine del santuario, rischiando di confondere l’autenticità della devozione popolare con l’ombra della criminalità organizzata. È importante distinguere: il santuario resta un luogo di fede riconosciuto e rispettato, ma la sua storia è stata talvolta piegata a un uso improprio da parte delle cosche. Istituzioni religiose e civili lavorano per restituire pienamente a Polsi il suo ruolo originario, ovvero, quello di essere santuario mariano e patrimonio identitario della Calabria, liberato da ogni ambiguità.